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Fiorentina-Milan 1-1: partita viziata

Ci sono partite viziate dalle cattive condizioni del campo; altre dalla stanchezza degli impegni di coppa. Poi ci sono partite viziate dalle assenze di...
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Fiorentina-Roma: il pre-partita

Lo spettacolare gol di Vlahovic di domenica scorsa non è stato un crocevia nel destino di Monella, e neppure della Fiorentina. Era tutto già deciso, sin dall’inizio.

Montella non è mai stato il futuro della squadra che Commisso vuole, solo il presente – complice (forse) un accordo informale con i Della Valle, e senz’altro la copiosa buonuscita che avrebbero dovuto accordargli in caso di esonero. A inizio campionato la speranza era quella di un exploit che poteva sorprendere tutti, dal presidente in giù; adesso, solo quella di riuscire a finire l’anno salvandosi e affidare la squadra ad un allenatore di livello.

Contro l’Inter, il gol di Vlahovic – che non aveva per niente giocato bene sino a quel momento – ha ravvivato in tutti la possibilità che si tratti di un campione, seppure acerbo. Ma non ha riabilitato, se non nell’umore, la brutta prestazione contro una squadra forte ma stanca, forse ancora scossa dall’eliminazione in Champions – presa per mano dal sempre ottimo Borca Valero, carneade suo malgrado nell’amata Firenze.

Fiorentina Roma probabili formazioni e curiosità

Non sono d’accordo con chi afferma che la Fiorentina abbia avuto una reazione d’orgoglio; e neppure che giochi meglio con le “grandi”: le uniche prestazioni degne di nota sono avvenute solo quando ha incontrato squadre che giocavano sotto ritmo: il Napoli che infatti ha solo una manciata di punti più di noi, una Juventus quel giorno inguardabile, lo spaesato Milan di Giampaolo, l’Atalanta reduce dalla coppa e in giornata-no. Quando abbiamo giocato con squadre che hanno corso non solo abbiamo sempre perso, ma lo abbiamo fatto senza neppure riuscire a lottare.

Ora: non è che la colpa sia tutta di Montella; anche se – va detto – nnon ha mai dato mostra di riuscire a cambiare la partita in corso stravolgendo uomini e moduli. E quel suo intestardirsi con il 3-5-2 in assenza di uomini gol (l’unico che lo utilizza con profitto in Italia è Conte, ma davanti ha due uomini da 40 gol e centrocampisti che segnano) appare più dettato dalla necessaria prudenza di chi sa di essere ogni volta sul banco degli imputati.

Però Montella è il leader di questo gruppo, e non può sottrarsi a questa responsabilità. Quello che deve infondere – oltre che tattica – è il coraggio e l’orgoglio che rendono un gruppo di individui una macchina che produce più della loro somma.

Invece in campo accadono cose che – chi ha giocato anche solo a livelli dilettantistici – sa riconoscere come segnali negativi. Quando Lautaro non ha tolto il piede e colpito Dragowsky, l’unico ad essere accorso e arrabbiarsi è stato Boateng; contro il Verona, a Pezzella è stato rotto uno zigomo con una entrata killer; Ribery è finito sotto i ferri per un fallo da dietro contro il Lecce. Ma non ho visto una reazione di solidarietà istintiva da parte dei suoi compagni. Non sto parlando di stupide (e assolutamente fuori luogo) vendette personali, ci mancherebbe altro. Parlo di una squadra in cui ognuno deve sentirsi parte, dove la gioia e il dolore di uno sono la gioia e il dolore di tutti.

Il gruppo, insomma, appare meno coeso di quanto si dica. La situazione di Chiesa (di cui però è la società responsabile) pesa come un macigno nei delicati equilibri interni.

Se la buona sorte ci assiste anche con la Roma, molto probabilmente – ma più che altro per mancanza di alternative – Commisso accetterà che Montella guidi ancora la squadra, fermo restando la dead line della fine del campionato. Se invece la Roma giocherà con il consueto impeto, i tempi potrebbero affrettarsi.

Perché un episodio favorevole può cambiare il corso di una giornata, non della vita. Per questo la prodezza di Vlahovic, più che segnare un cambio di tendenza, potrebbe solo aver prolungato l’agonia. E lo dico con la speranza di essere smentito dai fatti.