Eliezer Sherbatov, giocatore israeliano di hockey su ghiaccio, ha firmato un nuovo contratto che ha sancito il suo trasferimento alla squadra polacca dell’Oswiecim. Detta così, si tratta di una normale notizia di mercato relativa a questa disciplina sportiva, ma in realtà ha scatenato un nugolo di polemiche, alle quali l’atleta ha voluto prontamente replicare. In lingua tedesca, la città di cui difenderà i colori il capitano della nazionale israeliana si chiama Auschwitz, il luogo in cui durante la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi aprirono un campo di concentramento dove arrivarono a causare la morte di circa un milione e centomila ebrei. Per questo motivo, alcuni cittadini d’Israele e appassionati di hockey hanno accusato lo sportivo di tradimento.
Travolto dalle critiche e dagli attacchi di coloro i quali ritengono che abbia tradito il suo popolo andando a vestire i colori della squadra di una città che rappresenta il simbolo dell’Olocausto, Sherbatov ha voluto prontamente replicare per respingere ogni tipo di accusa. Il 28enne ha detto innanzitutto che quanto verificatosi circa 80 anni fa non potrà essere mai dimenticato. Per questo motivo, il suo obiettivo è quello di dimostrare ai suoi giovani connazionali che al giorno d’oggi «tutto è possibile, anche che un ebreo giochi per la squadra di qui».
Il 2020 è l’anno in cui ricorre il 75° anniversario della liberazione dei superstiti di Auschwitz da parte delle truppe alleate. Sherbatov ritiene che il modo migliore per ricordarli è quello di diventare uno dei giocatori più importanti della compagine polacca e di riuscire a vincere anche il campionato, e questo per lui sarebbe di un’importanza vitale perché non rappresenterebbe soltanto un successo personale, ma anche un modo per «onorare la memoria di tutte le vittime di Auschwitz». Il capitano della nazionale israeliana ha quindi rivelato che se dovesse coronare questo sogno, sarebbe un grande messaggio di riscatto: «È come dire – ha affermato – un ebreo è tornato qui e ha vinto per voi».
Israele si divide sulla scelta di Sherbatov
Eliezer Sherbatov è nato il 9 ottobre 1991 a Rehovot, nei pressi di Tel Aviv, da una famiglia di ebrei di origine russa. Fin da ragazzo è cresciuto in Canada, a Montreal, dove si è subito appassionato allo sport più diffuso a livello locale, ossia l’hockey su ghiaccio. Il suo talento e l’impegno profuso gli hanno consentito di diventare professionista, e vanta già delle esperienze in campionati europei e in Kazakistan.
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Adesso ha deciso di lanciarsi in una nuova sfida con la squadra polacca dell’Oswiecim, e la notizia non è stata accolta per niente bene da una parte dell’opinione pubblica e della stampa israeliana. Alcuni rabbini, ad esempio, non hanno perdonato la scelta dell’atleta, arrivando a definirlo un «rinnegato, traditore del popolo ebreo».
Sul fronte opposto, l’Auschwitz-Birkenau Memorial and Museum ha pubblicato un post su Twitter per prendere le difese del capitano della nazionale israeliana di hockey su ghiaccio. L’ente ha spiegato che oggi quanto accaduto nel campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale rappresenta un pericolo perché può portare alla diffusione di alcuni stereotipi privi di fondamento. Quindi ha fatto i complimenti a Sherbatov che ha invece dimostrato di non lasciarsi influenzare da pregiudizi e chiusure mentali. L’atleta ha poi voluto fornire un ulteriore chiarimento, scrivendo: «L’Olocausto è stato qualcosa di inimmaginabile, ma adesso dietro di noi c’è un’intera nazione, Israele, che ci protegge».