Zero gol nelle prime due giornate della Champions League e ben sei reti subite. La partenza peggiore del Barcellona in Champions League. In Liga non va molto meglio, i blaugrana occupano la sesta posizione e hanno un distacco di cinque punti dal Real Madrid capolista. A livello di gioco la squadra non convince e la pesante situazione societaria non fa altro che peggiorare la situazione. Il Barcellona non esiste più, siamo di fronte alla “caduta del gigante”.
Da dove cominciare?
L’era Bartomeu viene indicata come l’inizio della fine del club catalano. Tuttavia si può benissimo affermare che quell’era sia stata solamente la punta più alta del disastro. Dopo l’addio di Laporta nel 2010 arriva Sandro Rossell come nuovo presidente. Sarà lui il primo a ragionare tramite risultati immediati e non sul lungo periodo. Con il nuovo presidente (poi dimessosi nel 2014 per lo scandalo relativo all’acquisto di Naymar) si apre quel periodo che vedrà il Barcellona acquistare giocatori già formati. Il festival dell’orrore è cominciato così. Una gestione scellerata delle risorse economiche per ottenere risultati sul breve periodo. Giocatori come Aleix Vidal, Arda Turan, Paco Alcacer, Umtiti e più recenti Malcom, Lengelet e Pjanic valutati in maniera totalmente errata. Aggiungiamoci poi i super colpi Coutinho, Griezmann e Dembelè e il gioco è fatto. Di questi profili chi ha lasciato o lascerà un buon ricordo? Nessuno.
Il Barcellona non esiste più anche per i giovani
Nell’era Guardiola sono stati 28 i giovani della cantera ad esordire in prima squadra. Il successore Tito Villanova nella sua unica stagione nel club catalano farà esordire solamente un ragazzo della cantera: Carles Planas, oggi svincolato. L’inversione di tendenza è dunque evidente. Altro esempio è Grimaldo: venduto al Benfica per una 1,5 milioni di euro per far spazio a Lucas Digne, pagato 17 milioni. Qualcuno ha ricordi positivi del francese in maglia blaugrana? Io personalmente no. I giovani dunque diventano una macchina di plusvalenza, pronte e a sostenere le spese di una macchina così complessa. Molti giovani della cantera sono stati venduti per ricavare soldi. Ecco alcuni esempi:
- Marc Bartra
- Keità Baldé
- Rafinha
- Thiago Alcantera
- Onana
Tutti ragazzi venduti per sostenere i costi e non essere in difetto nei confronti del Fair Play finanziario. Se pensiamo ad alcuni giocatori che hanno vestito la maglia blaugrana nell’ultimo periodo è normale porsi la seguente domanda: davvero hanno preferito altri tipi di giocatori a questi canterani? Ora Koeaman ha lanciato diversi giovani della cantera, come Pedri e Gavi. Si tratta però di una conseguenza della gestione folle degli ultimi anni. Ora soldi non c’è ne sono e bisogna arrangiarsi in qualche modo.
Koeman è da solo
A pagare alla fine sarà molto probabilmente Koeman. Il blaugrana chiamato a rifondare la squadra, lui che segnò il gol decisivo per la prima Champions del Barcellona nella finale del 92′. Una sconfitta contro l’Atletico Madrid infatti porterebbe all’esonero. Eppure Koeman è forse il meno colpevole, anzi lui stesso è vittima dell’autodistruzione del club. Il materiale con cui lavorare è stato fin da subito poco e ha dovuto adattarsi affidandosi anche ai giovani del vivaio (Pedri e Ansu Fati). La squadra fatica ad esprimersi e vive semplicemente di folate. La verità è che Messi copriva le lacune della squadra, ora senza di lui i nodi stanno venendo al pettine. L’esonero sarebbe una punizione troppo severa, specie per un tecnico che al primo anno ha comunque vinto una Coppa Del Re ed è rimasto in corsa per la Liga 20/21 fino alle fine.
Il Barcellona non esiste più, ora è solo un vago ricordo
Del Barcellona della rivoluzione c di Johan Cruijff e del senso di onnipotenza della squadra di Guardiola non c’è più nulla. La gestione delle finanze e gli scandali che hanno coinvolto il club hanno affossato un club che non merita ciò. Ora la squadra catalana è una nobile decaduta stritolata dai debiti e alla disperata ricerca di un’identità ormai svanita. L’addio di Messi ha lasciato un vuoto non solo tecnico, ma anche affettivo: il suo addio ha fatto male soprattutto a chi ha conosciuto il Barcellona PER Messi. Di quel club resta solo il ricordo di una squadra che nella notte del 28 maggio 2011 sollevava la sua quarta Champions con Guardiola in panca e ben sette canterani nell’undici titolari. L’abbandono dell’identità del club ha portato la società ad imboccare un tunnel dal quale è difficile intravedere la luce. Il Barcellona non esiste più.