La Ferrari debutta in IndyCar grazie a Mario Andretti? Potrebbe sembrare fantascienza, ma c’è chi ci crede. E tra questi c’è lo stesso Mario Andretti, che intervistato dalla Gazzetta dello Sport ha invitato il boss della Gestione Sportiva Mattia Binotto ad incontrarsi con il nuovo capo della serie, Roger Penske. Che sia la volta buona che il Cavallino approda ad Indianapolis? Andiamo per ordine.
Mario Andretti chiama la Ferrari in IndyCar
Nell’intervista, Mario Andretti sostiene che la Ferrari debba entrare in IndyCar, e non solo come motorista. Secondo Piedone, infatti, la casa di Maranello dovrebbe competere contro la Dallara anche sul fronte dei telai, per una sfida tutta italiana. Tuttavia, ci sono degli ostacoli da superare.
Dal 2012, infatti, la IndyCar ha deciso di adottare il regime di monomarca, per contenere i costi. Dallara è risultata vincitrice della gara d’appalto (indetta nel 2010), quindi ora cambiare le carte in tavola sarebbe complicato. Non solo: permettere ad un costruttore di sviluppare un proprio telaio sarebbe uno sgarbo non indifferente per le altre case impegnate, Honda e Chevrolet. Come spiegare loro che alla Ferrari si darà la possibilità di sviluppare una propria macchina ed a loro no? E la Dallara, cosa ne pensa di una concorrenza di un produttore dieci volte più grande?
Al di là delle sfide regolamentari, la chiamata di Mario Andretti in IndyCar potrebbe essere alettante per la Ferrari, anche solo con il motore. Con l’introduzione del budget cap in Formula 1, la casa emiliana ha bisogno di ristrutturare la Gestione Sportiva. E’ già in fase di studio un programma Hypercar per Le Mans, ma anche la nuova LMDh proposta da ACO e IMSA potrebbe essere interessante. Quest’ultima darebbe al Cavallino la possibilità di correre tre classiche di durata, la 24 ore di Daytona, la 12 ore di Sebring e la 24 ore di Le Mans, con la stessa identica vettura!
Il (quasi) precedente del 1986
Tornando alla Indycar, questa storia ha un curioso precedente. nel 1986 la Ferrari stava sviluppando una monoposto per l’allora CART. La vettura, voluta da Enzo Ferrari, doveva essere una provocazione per i vertici della F1, affinché non diano per scontata la presenza del Cavallino Rampante. La macchina non andò mai oltre lo stato sperimentale: girava la voce che Michele Alboreto avesse fatto uno shakedown a Fiorano, ma Piero Ferrari ha smentito di recente tale ricostruzione. Il progetto ispirò il programma Alfa Romeo, che nel 1989 sviluppò un V8 turbo per la serie statunitense.