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Milan-Fiorentina 1-3: la forza del gruppo

La ritrovata serenità di Montella adesso è un valore aggiunto

Il gioco – come tutte le interazioni – è anche questo: la forza dell’uno può essere esaltata dalla debolezza dell’altro e viceversa. Abbiamo passeggiato sul Milan, approfittando della sua mancanza di identità (e forse dell’amore mai nato tra società, calciatori e allenatore), un po’ come era accaduto al Genoa di Andreazzoli – la sua panchina è già in biblico dopo un mese di campionato – affrontando la Fiorentina impaurita dal suo curriculum solo poche settimane fa.

La crescita di autostima (ma anche di condizione atletica) sembra aver consolidato la squadra viola. La ritrovata serenità di Montella adesso è un valore aggiunto, e l’alto tasso tecnico – pensiamo alla formazione dell’anno scorso – è finalmente libero di esprimersi. D’altronde, tutto è più facile quando giochi con interpreti di livello: senza Ribery, Caceres e Badelj, non ho dubbio che anche gli altri avrebbero un rendimento inferiore.

non è tanto aver acquistato buoni giocatori ma averlo fatto con l’obiettivo di amalgamarli in una idea di squadra.

La differenza più grande dalla precedente gestione Corvino non è tanto quella di aver acquistato buoni giocatori (Ribery, Caceres, Pulgar), ma averlo fatto con l’obiettivo di amalgamarli in una idea di squadra. Corvino, che pure ha portato a Firenze alcuni tra i migliori titolari di oggi (Milenkovic, Castrovilli, Dragowski, Pezzella), ha invece dato l’impressione di preoccuparsi più che altro delle possibili plusvalenze future: da qui l’assurdità di una squadra che aveva due portieri di venti anni, ma nessun laterale destro – senza contare le scommesse andate a vuoto.

A chi rivaluta il suo operato, rispondo che, se anziché il Direttore Sportivo fosse stato il capo dello scouting, la sua gestione sarebbe stata da 9. Ma il problema è che, se vuoi ottenere risultati sportivi apprezzabili, non è sufficiente acquistare buoni – anche ottimi – giocatori, ma farlo in funzione della squadra che vuoi costruire. l’Udinese insegna: tutti gli anni la squadra gestita da Pozzo vende a caro prezzo i suoi pezzi migliori, ma ai bilanci in attivo corrisponde sempre una classifica più che modesta.

Giampaolo credo sconti il suo essere considerato un parvenu del mondo del calcio

Abbiamo passeggiato sul Milan, come altri hanno fatto su di noi in tempi anche recenti, dicevo. Giampaolo (che personalmente trovo simpatico), credo sconti il suo essere considerato un parvenu del mondo del calcio. Ha fatto una gavetta dura, a partire dalla frequenza del corso allenatori resa difficile dalla mancanza di un curriculum di rilievo come calciatore, ed ha pagato certe sue prese di posizione, come quando, esonerato, rifiutò di tornare sulla panchina del Cagliari rinunciando allo stipendio. Oppure, contestato dai tifosi, lasciò l’incarico di allenatore del Brescia dopo poche partire, rifiutando poi la successiva offerta di subentrare a chi l’aveva sostituito.

Dignità o orgoglio? Chissà? Certo è che il mondo del calcio tende ad isolare le persone non allineate – ne ha fatto le spese anche un campione assoluto come Baggio – ma la verità è che ne ha un disperato bisogno per essere credibile. Per questo mando a Giampaolo l’augurio di uscire da questa crisi nel modo migliore possibile: che forse potrebbe essere quello di uscire senza troppo rumore chiudendosi la porta alle spalle, e lasciando il cerino in mano ai grandi nomi dei vertici milanisti – vecchie glorie, manager di Stato e magnati cinesi – gente di copertina, frequentatrice di quegli ambienti altolocati che, nei salotti buoni del calcio e non, contano più delle capacità.