Nessuna paura, ma solo la volontà di vivere l’ennesima esperienza all’estero da allenatore, da «uomo di sport». Stefano Cusin, ex calciatore e tecnico nato in Canada ma pienamente italiano, ormai da circa trent’anni affronta nuove sfide lontano dal nostro Paese dove, in realtà, finora non gli è mai stata concessa una vera e propria chance per mettersi in gioco e per provare ad affermarsi. E adesso si prepara a sbarcare in Iran, dove in questi ultimi tempi si stanno registrando notevoli e pericolose tensioni diplomatico-militari. Intervistato dal quotidiano La Repubblica, il 51enne ha innanzitutto affermato che in questo suo lungo girovagare da uno Stato all’altro è riuscito a prendersi delle belle soddisfazioni.
Ha spiegato che spesso predilige luoghi lontani e poco conosciuti perché adora conoscere il mondo e soprattutto insegnare a giocare al calcio. Adesso per lui si sono aperte le porte dell’Iran: ovviamente sa benissimo che Teheran ormai è una delle zone geo-politiche più a rischio del pianeta, in particolar modo dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani e l’abbattimento dell’aereo ucraino Boeing 737. Soffiano venti di guerra, ma l’allenatore italiano non si dimostra affatto preoccupato, anzi, è impaziente di cominciare il suo nuovo lavoro.
Stefano Cusin ha accettato di guidare lo Shahr Khodro, formazione della città di Mashhad, la seconda in ordine d’importanza dello Stato iraniano. La dirigenza gli ha proposto la panchina per la durata di 18 mesi, e tra i primi impegni importanti già ci sono i preliminari della Champions League asiatica che prenderanno il via tra circa una settimana. Il tecnico ha sottolineato che l’Iran non è nuovo a tensioni politiche e che, da uomo di sport qual è, adora le nuove sfide, non si pone troppi problemi e allo stesso tempo: «Confido in Dio». Subito dopo ha già rivelato qual è il grande obiettivo che intende centrare sulla panchina del nuovo team: i gironi della Champions asiatica.
Stefano Cusin: una carriera da cosmopolita tra Camerun, Libia e Arabia Saudita
Il tecnico 51enne sarà il secondo allenatore italiano ad approdare in Iran in un breve lasso di tempo. Prima di lui, infatti, vi ha lavorato (in un’altra squadra) Andrea Stramaccioni. L’esperienza dell’ex Inter e Udinese però è stata tutt’altro che memorabile: infatti, dopo una serie di polemiche e problematiche legate in particolar modo a presunti stipendi e premi non riconosciuti, nel periodo natalizio il tecnico romano ha saluto l’Esteghlal.
Iran, Stramaccioni rescinde con l’Esteghlal
A La Repubblica, Stefano Cusin ha ribadito che per lui i «posti caldi sono altri». Ad esempio, un po’ di tempo fa ha preferito non accettare un’offerta provenutagli da Baghdad perché era periodo di elezioni e spesso si sentiva parlare di kamikaze che si facevano saltare in aria. Allo stesso modo, ha preferito non lavorare nemmeno in Libia. Nonostante ciò, nella sua esperienza da allenatore globale, il 51enne non si è fatto mancare davvero nulla, passando dal Camerun al Congo, approdando in Bulgaria, in Libia quando c’era Gheddafi, senza dimenticare altre esperienze in Arabia Saudita, Sudafrica, Cipro ed Emirati Arabi. Inoltre è stato anche vice-allenatore di Walter Zenga ai tempi del Wolverhampton.
Non si è fatto mancare nemmeno la Palestina. Qui è stato ingaggiato dall’Ahli Al-Khaili di Hebron ed è riuscito ad entrare nella storia del club, conquistando nel 2015 il titolo nazionale e ben tre coppe e supercoppe locali. Nonostante questi successi, il sodalizio con la formazione palestinese si è concluso in anticipo ma per una questione del tutto personale.
Cusin, infatti, al quotidiano romano ha rivelato che in quel periodo la moglie era incinta e che il figlio Marko è venuto al mondo con largo anticipo, ossia il 31 maggio invece che ad agosto. Quando la consorte è stata ricoverata a Siena, lui si trovava proprio in Palestina e, dopo essere stato informato dell’accaduto, è volato immediatamente in Italia. Quando si è reso conto che, in seguito alla nascita prematura, la situazione del suo bambino non si sarebbe normalizzata al più presto (oggi per fortuna sta bene), ha deciso di contattare i vertici della società per rescindere il contratto e restare accanto alla sua famiglia.
Adesso però l’allenatore giramondo è pronto a scrivere una nuova e importante pagina della sua carriera nel campionato iraniano. Quando il Mashhad lo ha contattato, ha immediatamente accettato la proposta perché la politica non gli interessa, ma sa che tutte le persone che conosce in Iran sono squisite, dunque è certo che si divertirà in questi 18 mesi in panchina.