― Advertisement ―

spot_img

Fiorentina-Milan 1-1: partita viziata

Ci sono partite viziate dalle cattive condizioni del campo; altre dalla stanchezza degli impegni di coppa. Poi ci sono partite viziate dalle assenze di...
HomeEditorialiUltima fermata, Roma.

Ultima fermata, Roma.

La via crucis di Montella – per una di quelle leggi che regolano il destino – passa per Roma, città dove ha vinto lo scudetto da giocatore e mosso i primi passi da allenatore, e non poteva che andare così. Una catarsi annunciata, preparata da lontano, dalla frustrazione delle sue aspettative quando, andando via da Firenze, aveva creduto di ritagliarsi uno spazio nella top five degli allenatori europei, e dall’impulsiva scelta di Diego Della Valle di affidargli la squadra dopo l’addio di Pioli.

Da qual momento, una serie di sconfitte che sfida persino le leggi della statistica e del buon senso, ma che certifica in modo incontrovertibile la Fiorentina come la squadra di serie A, dopo il Genoa, che ha fatto meno punti nell’anno solare in corso.

Sulle responsabilità di questa situazione si è scritto anche troppo. Non era certo la partita contro la fortissima squadra di Fonseca l’occasione della riscossa, ma solo quella per aggiungere la goccia fatale e far traboccare un vaso già troppo colmo.

Forse i motivi di questa serie negativa li scopriremo nel futuro: quando le cose si saranno riaggiustate, capiremo qual era il problema. La scarsa preparazione fisica? La rosa male assortita? La cattiva gestione del gruppo? La malasorte? (mettiamoci anche questa). Spesso le spiegazioni chiamano in causa diversi fattori: quel che è probabile, però, è che Montella sia – per colpa o sfortuna – il catalizzatore di questo ciclo nero.

Contro la Roma la Fiorentina ha avuto occasioni, ma la partita non è mai sembrata in discussione. Brilla (ma eccede in personalismi) il solito Castrovilli, sempre più nervoso; ed anche Vlahovic, acerbo ma generoso oltre ogni limite. Inguardabili gli altri: eppure parliamo di una difesa formata da quattro nazionali; e di un centrocampo  che (in teoria) si regge su una delle colonne portanti della nazionale cilena e su un vice campione del mondo. Irriconoscibili.

La storia tra la Fiorentina e Montella assomiglia a quella delle coppie che non si vogliono rassegnare all’evidenza delle fragilissime basi su cui si basa il loro legame; e che provano ad andare avanti, contro l’evidenza, contro tutto e tutti – facendo sempre peggio.

Hanno provato a giustificare i fallimenti della fine dello scorso campionato, e si sono mesi nella scia dell’entusiasmo portato dal nuovo presidente, sperando di ricavarne nuova linfa. Anche i tifosi si sono stretti attorno a questo matrimonio senza amore, un po’ per bisogno di credere di nuovo ad una Fiorentina in grado di regalare soddisfazioni che mancano da troppo tempo, un po’ perché costretti a farlo.

Le premesse, le giustificazioni e le spiegazioni sono la riprova di qualcosa che non funziona, come per un film o un libro, il cui bisogno di analisi dettagliate sottolinea il fatto che non è piaciuto al pubblico: questo per ribadire che, quali siano i motivi, Montella, per il bene della Fiorentina (ma anche suo) deve essere senz’altro esonerato dalla guida tecnica della Fiorentina. Non farlo esporrebbe a rischi altissimi.

Il problema, in attesa di Spalletti – l’obiettivo della società – è a chi dare il compito di traghettare la squadra fuori da questa palude; e capire, tra i giocatori, chi sia disposto a remare a favore e chi contro. Perchè è vero che l’allenatore è il primo responsabile, ma tra queli che vanno in campo ci sono molti dei suoi – anche involontari – complici. E forse anche qualcuno seduto alle scrivanie della società.