Una breve biografia, una introduzione, un riassunto di tutto ciò che c’è da sapere a riguardo di questo straordinario atleta e combattente. Khabib Nurmagomedov è oggi uno dei fighter più importanti al mondo e verrà ricordato come uno dei più dominanti atleti mai apparsi sull’ottagono, nella categoria dei pesi leggeri.
Khabib Nurmagomedov: una breve biografia dell’aquila del Dagestan
Chabib Abdulmanapovic Nurmagomedov nasce nel remoto villaggio montano di Sildi nel distretto di Tsumandisky nella repubblica del Dagestan, il 20 Settembre del 1988. La sua non è stata una infanzia semplice. Tra l’endemica povertà di quelle aree, le condizioni climatiche costantemente avverse e i numerosi conflitti a fuoco causati dall’instabilità politica di quelle zone, Khabib ha capito sin dai suoi primi anni di vita quanto essa possa essere dura e dolorosa. La sua infanzia e la sua adolescenza ebbero in suo padre un severo e determinato punto di riferimento.
Il Padre
Abdulmanap Magomedovich, padre di Khabib, noto combattente russo e rinomato coach di Sambo e freestyle wrestling, abituò sin da subito suo figlio a combattere. Combattere era ed è un vero e proprio stato mentale in quell’area del mondo. A conferma di questa ferma volontà paterna esiste un filmato, ormai virale, dove Khabib per il suo nono compleanno ebbe la possibilità di allenarsi e testare la sua forza con un cucciolo d’orso bruno, debitamente tenuto al guinzaglio.
Inoltre, il padre insegnò al figlio ad essere disciplinato nelle pratiche religiose, come del resto negli allenamenti, e fare della disciplina uno dei suoi punti di forza a livello mentale. Anche oggi, Khabib Nurmagomedov, nonostante il successo, rimane molto religioso e rispettoso dei principi della sua religione musulmana. Infatti, durante il ramadan ha sempre rifiutato di combattere e pianifica i suoi camp e i suoi allenamenti in funzione di questo mese sacro per i musulmani.
La scomparsa di Abdulmanap…
Purtroppo il 3 Luglio del 2020, Abdulmanap è scomparso. Ha combattuto per più di due mesi contro il COVID-19. Dopo un arresto cardiaco ed essere stato indotto in coma per ben due volte, un ictus è stato il colpo finale. Non sono bastate le cure e le attenzioni dei migliori specialisti Russi richieste direttamente dal presidente Putin, il padre di Khabib è morto lasciando un vuoto incolmabile nelle MMA a livello mondiale.
Un autentico esempio di disciplina, rigore e rispetto, un artista marziale incredibile. Capace di invitare Conor McGregor nella sua residenza in Dagestan dopo l’incresciosa reazione di Khabib durante la sua vittoria ai danni dello stesso irlandese, nel tentativo di riparare al disonorevole errore del figlio.
Le tradizioni
Nel 2001, la sua famiglia si trasferisce nella capitale del Daghestan, Machackala. Così questo cambiamento lo porterà ad approfondire ed esordire come professionista nell’arte della lotta e delle arti marziali. Khabib, proprio a causa dei suoi intensi vissuti ed esperienze, è estremamente legato alla sua terra e alle sue tradizioni.
Non a caso, durante quasi tutti gli eventi dedicati ai fan, la cerimonia del peso o il walk in prima di entrare nell’ottagono, usa indossare la Papakha. Conosciuta anche come cappello di Astrachan, è il tipico copricapo dell’area del Caucaso fatto con lane di pecora e storico emblema dei guerrieri. Lo dimostra anche, il suo soprannome the eagle, l’aquila, in onore dell’animale rappresentato sulla bandiera nazionale del Daghestan e simbolo di un’intera repubblica.
Che ore sono? It’s Khabib Time
La carriera professionistica di Khabib iniziò ufficialmente nel 2008. In quanto, dopo il suo arrivo nella capitale, il padre lo introdusse progressivamente alle competizioni prima amatoriali e poi professionali. Non solo in eventi nazionali e internazionali legati al freestyle wrestling, ma anche al sambo, un arte marziale di origine russa utilizzata dall’armata rossa, al judo e al pancrazio. In questo periodo è diventato per ben due volte medaglia d’oro ai mondiali di sambo ed anche campione del mondo di grappling NAGA, raggiungendo altri importanti traguardi anche a livello nazionale.
Il bagaglio di tecnica accumulato in questi anni gli permise di emergere sin da subito nei primi anni da professionista delle MMA. Dal 2008 fino al 2012 si affermò nelle organizzazioni di arti marziali miste russe come l’M-1 Global e ProFC. Combattendo per 16 volte senza mai uscirne sconfitto. In questo modo, attirò le attenzioni dell’UFC che come organizzazione principe a livello mondiale delle MMA offrì un contratto a Khabib Nurmagomedov.
La sua carriera in UFC
I suoi primi due anni in UFC furono caratterizzati solo da vittorie, in alcuni casi schiaccianti come quella contro Abel Trujillo dove Khabib stabilì il record, ancora ineguagliato, di 21 takedown in un singolo incontro. Ma nel 2014 dopo l’incontro vinto ai punti contro Rafael Dos Anjos, inizia un periodo buio di ben due anni che lo porterà anche a considerare il ritiro.
Infatti, in quel momento la sua carriera fu tormentata da due infortuni gravi al ginocchio ed una costola rotta in allenamento. In questi due anni, la fiducia nelle capacità atletiche e di recupero del suo fisico venne meno. Alla luce anche delle grandi difficoltà sempre mostrate nel taglio del peso, che spesso lo hanno portato ad avere attacchi epilettici prima degli incontri e a situazioni ben peggiori negli anni successivi al suo rientro. In particolare, nel 2017, quando fu portato d’urgenza in ospedale, rischiando di morire, prima dell’attesissimo incontro contro Tony Ferguson.
La travolgente ascesa…
Nel 2016 dopo il costante supporto morale del padre e del suo team torna a lottare per l’UFC. Da quel momento diventa uno dei dominatori della categoria dei pesi leggeri. Nell’arco di tre anni combatte per cinque volte demolendo avversari come Edson Barboza e Al Iaquinta, giungendo nel 2018 all’incontro che lo ha poi reso una superstar, contro il suo arcirivale Conor McGregor.
Un incontro senza storia, purtroppo celebre ai più per la rissa tra i team dei due contendenti alla fine del combattimento. Una fight che ha comunque consacrato Khabib come uno degli atleti più dominanti nella storia di questo sport. Successivamente, dopo una pausa lunga 11 mesi, ha difeso il titolo dei pesi leggeri contro Dustin Poirier nell’evento UFC 242.
Un match che ancora una volta lo ha visto dominare e sottomettere al terzo round il suo avversario con una rear naked choke. Un combattimento che non solo ha permesso di unificare la cintura dei pesi leggeri e allo stesso tempo difenderla per la seconda volta. Ma ha anche coronato il sogno di Khabib di gareggiare e vincere in UFC con il padre nel suo angolo.
La sottomissione di Gaethje e il ritiro…
Il 2020 è stato un anno travagliato per Khabib. Prima la pandemia e diverse incomprensioni con la UFC lo hanno portato per la quinta volta a non scontrarsi contro Tony Ferguson. Successivamente la tragedia del padre, lo ha fatto addirittura pensare al ritiro. Ma poi finalmente in Ottobre ha sfidato Justin Gaethje per la riunificazione del titolo dei leggeri.
Si perchè Justin Gaethje aveva nel mentre demolito Tony Ferguson, vincendo il titolo dei pesi leggeri ad interim proprio sostituendo Khabib nell’evento UFC 249. Così siamo arrivati ad Ottobre dalla Fight Island in Abu Dhabi ad un incontro in cui Khabib ha davvero dimostrato di essere uno dei più dominanti fighter mai visti nell’ottagono. Sconfigge Justin nel secondo round con un impressionante triangolo al collo, una sottomissione che fa svenire il temporaneamente il suo avversario.
Alla fine dell’incontro, un emozionante pianto, il ricordo del padre scomparso ed un lungo discorso nel quale annuncia il ritiro, ringraziando tutti coloro che lo hanno aiutato a diventare quel campione che è diventato. La motivazione è semplice ha fatto una promessa alla madre, contro Gaethje sarebbe stato l’ultimo incontro della sua carriera. Khabib, lascia così le MMA con un record perfetto, pensando alla sua famiglia e a quel sentito dovere di colmare il vuoto generato dalla scomparsa del padre Abdulmanap.
I fan di Khabib
Khabib possiede un numero di fan enorme sparsi per il mondo e la sua grande popolarità in Russia lo ha portato anche sulla copertina di Forbes Russia nel 2018 come atleta russo dell’anno. Khabib, può vantare inoltre di essere il primo campione russo e musulmano nella storia dell’UFC. Il suo atteggiamento umile, tanto a volte da sembrare distaccato, ha creato intorno a lui una miriade di supporters. Spesso durante gli eventi è lui stesso a chiedere, per far crescere l’attesa per il suo combattimento “What time is it?” e loro come fossero allo stadio rispondono in coro “It’s Khabib Time!“. Pochi altri fighter sono così vicini ai loro supporter come lo è Khabib.
Khabib Nurmagomedov, un combattente inarrestabile
Il suo record parla chiaro 29 vittorie e nessuna sconfitta. Conta ben 8 KO, 11 sottomissioni e 10 vittorie ai punti. Nonostante alcuni opinionisti abbiano nutrito dubbi rispetto al suo basso numero di incontri medi all’anno e al suo cammino verso il titolo, i numeri parlano chiaro. Vero, alla fine non ha incontrato due mostri sacri della divisione come Tony Ferguson o Donald Cerrone, ma mettere in dubbio la carriera di Nurmagomedov a questo punto, non ha davvero più alcun senso.
Khabib Nurmagomedov è per molti un combattente senza eguali. Le sue fondamenta tecniche di sambo, grappling, wrestling e judo (cintura nera) lo hanno reso un maestro nelle proiezioni e nel conseguente ground and pound. Ovvero nello schiacciare i suoi avversari a terra per poi iniziare a scaricare su di loro una pioggia di pugni. Il suo boxing, il suo striking, si è evoluto in modo straordinario dalla sfida con Al Iaquinta in poi, con un uso chirurgico del jab e di combinazioni uno due molto precise.
Il profilo di Khabib Nurmagomedov Età: 32 Altezza: 177.8 cm Peso: 70.31 Kg Nazionalità: Russa Soprannome: The Eagle Classe: Pesi Leggeri Record MMA: 29 Vittorie 8 KO/TKO (28%) 11 Sottomissioni (36%) 10 Vittorie via decisione (36%) Nessuna Sconfitta
I suoi punti deboli
É sempre difficile trovare lacune in campioni di questo calibro, in generale non sappiamo quanto il mento di Khabib sia resistente e quanto sia in grado di incassare, non essendo stato mai messo realmente alla prova. Anche se sia nel match contro Poirier che nell’ultimo contro Gaethje è stato capace di resistere ad alcune importanti combinazioni portate dai suoi antagonisti.
Sicuramente evitare lunghi scambi di boxe ha sempre fatto parte della sua strategia, consapevole dell’imprevedibilità di questo sport che spesso è incurante di qualsiasi logica, di qualsiasi tattica. Non a caso nel suo ultimo incontro, ha espressamente detto che la base della sua strategia è evitare i danni, al fine di poter portare costantemente pressione al suo avversario. In ultimo, nonostante la sua accurata gestione delle distanze, anche contro Gaethje, durante i suoi attacchi in piedi ha spesso lasciato il fianco ad evidenti angoli e spazi.
I suoi punti di forza
La cosa che rende Khabib unico è la sua determinazione e disciplina nel portare l’avversario a terra in ogni modo. Senza mai darsi per vinto anche di fronte a combattenti capaci di rispondere alle sue proiezioni. La sua tecnica marziale e la gestione del suo peso sull’avversario quasi scientifica, mixata ad un eccellente equilibrio lo rendono capace di portare al tappeto chiunque.
Il suo straordinario cardio lo aiuta a non mollare mai il rivale fino alla sua capitolazione a terra. Inoltre, grazie ad esso crea una costante pressione in avanzamento, funzionale all’avvicinamento alla rete della gabbia, luogo naturale dove Khabib esprime il massimo del suo potenziale.
Come se non bastasse, the eagle improvvisa davvero poco durante i suoi combattimenti. Si attiene alla lettera alle tattiche studiate ad hoc in allenamento e preparate in modo analitico. Infine, ha un senso delle distanze che gli permette, in particolare dopo le prime fasi di un incontro, di rimanere prudente e guardingo, contro strikers o boxer, senza dover così rinunciare alle sue proiezioni o ai suoi contrattacchi.