Il 27 Settembre del 1976 è nato l’Ottavo Re di Roma. Oggi festeggiamo il compleanno di Francesco Totti con un breve racconto della sua carriera, provando a descrivere il suo infinito talento e cercando qualche curiosità di questo fuoriclasse tanto famoso quanto introverso fuori dal campo.
Una breve Introduzione
Francesco nasce e vive la sua infanzia nell’area di Porta Metronia. Vive sin da piccolo in simbiosi con il quartiere. Quando non è costretto a studiare, è per le vie della capitale. Esplora la città, ma soprattutto gioca a pallone ovunque ed anche contro ragazzi più grandi di lui.
Vive Roma e la romanità, come poi non potrà più fare quando raggiungerà il successo, la fama. Questo periodo della sua vita – come ha più volte ripetuto – gli ha permesso di amare Roma ma soprattutto di affinare e sviluppare quell’istinto e quello spirito di improvvisazione che solo il calcio di strada ti può dare.
Non ha una infanzia difficile, ne traumatica. La sua famiglia non fa mancare niente a lui e tanto meno a suo fratello Riccardo. Sin da subito la mamma Fiorella e il padre Lorenzo supportarono la volontà e la voglia di Francesco di inseguire un pallone. A 7 anni Francesco inizia a giocare nella Fortitudo, non molto distante da casa sua. Non ci mise molto a farsi notare e di lì ad un anno la SMIT Trastevere squadra dilettantistica, lo prese tra le sue fila.
Si iniziava già a capire che Francesco aveva qualcosa in più degli altri. Osservatori di molte squadre romane e non solo, erano avvistati regolarmente a bordo campo. Così a soli 10 anni Francesco fu acquistato dalla Lodigiani una squadra romana di grandi tradizioni.
Questo fu il passo che lo avvicinò allo stadio Olimpico, uno stadio magico, dove come raccattapalle, poté ammirare da pochi metri i campioni della Serie A e innamorarsi della maglia giallorossa. In particolare, osservò da vicino il suo idolo, “Il Principe” Giuseppe Giannini, capitano e leader della Roma di quei tempi.
Alla Lodigiani iniziò a crescere sia fisicamente che tecnicamente tanto da attirare gli occhi delle più grandi squadre di Serie A. Tutta la famiglia – nonostante squadre importanti si fossero fatte avanti – aspettava una sola squadra, la Roma.
La chiamata tanto attesa arrivò nel 1989. Da lì iniziò dagli Allievi Nazionali lo straordinario percorso di Francesco con la maglia giallorossa . Dopo aver incantato Trigoria, aver giocato e vinto più e più volte anche nelle categorie superiori alla sua età – a causa della sua tecnica straripante – Vujadin Boskov fa esordire Francesco Totti il 23 Marzo del 1993 a soli 16 anni in Serie A.
La carriera di Francesco Totti
Giocherà per 24 anni con i colori giallorossi, a soli 21 anni diventerà capitano della Roma, segnerà con questa maglia la bellezza di 307 gol e giocherà con questi colori per ben 786 partite. Totti rappresenta Roma e la romanità. La sua carriera è la manifestazione di qualcosa di viscerale e unico che è probabilmente difficile spiegare dall’esterno, per chi non vive la città eterna.
I riconoscimenti del suo talento sono arrivati da tutti i più grandi giocatori. Da Pelè a Diego Armando Maradona, da Cristiano Ronaldo a Zinedine Zidane. Totti ha rappresentato una bandiera, il calciatore che tutti i tifosi vorrebbero come capitano della propria squadra. A dimostrazione di ciò, è spesso uscito tra gli applausi, le standing ovation di interi stadi anche in trasferta. Al Santiago Bernabeu, a San Siro, a Marassi, tutti hanno assistito al suo estro, nessuno ha potuto negarlo, nessuno ne è rimasto indifferente.
Non ha vinto quanto un fuoriclasse del suo calibro avrebbe potuto, soprattutto se nel 2002 fosse passato al Real di Madrid. Unica squadra in grado di acquistarlo, unica squadra in grado di tentarlo. Rimase a Roma, per il legame con la tifoseria e la città. Con la maglia giallorossa ha vinto uno scudetto guidato da Fabio Capello nel 2001, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane. Poco, per uno come lui.
Ma vincere a Roma non è come vincere a Torino o a Milano. Per questo, Francesco Totti è una leggenda a Roma. Perché nella città eterna – dove la storia si trova ad ogni angolo – le vittorie non si dimenticano, ci si culla in esse, e i campioni si ricordano come se avessero giocato il giorno prima. Il tempo di Roma è un tempo dilatato, è un tempo storico.
Al suo palmares però dobbiamo aggiungere un trofeo speciale per ogni calciatore professionista, la Coppa del Mondo. Nel 2006 vince con la Nazionale guidata da Marcello Lippi i mondiali in Germania. Vince da protagonista segnando un rigore decisivo nelle fasi eliminatorie contro l’Australia e mettendo le sue qualità al servizio della squadra, proprio come voluto da Lippi.
Lo stesso commissario tecnico fu fondamentale per Francesco Totti, quando nel Febbraio di quello stesso anno, la rottura del perone sembrò avergli fatto perdere il treno mondiale. Lippi non negò mai a Francesco, né alla stampa, che Totti era comunque al centro del progetto mondiale. Anche se circondato da scetticismo, Marcello Lippi ebbe ragione e proprio per questo Francesco Totti ha una gratitudine infinita nei confronti dell’allenatore di Viareggio.
Come detto più volte sia dal compianto Franco Sensi, presidente della Roma, e da Franco Baldini, storico dirigente giallorosso, tutti gli allenatori volevano allenare Totti. Dopo Mazzone e Zeman – due che hanno costruito la mentalità e la fisicità di Francesco – ogni allenatore contattato per la panchina chiedeva sempre “Francesco, lo tenete?“. Così, tra i molti allenatori che hanno guidato la Roma, il campione romano ha trovato da diversi punti di vista – sia tecnici che tattici – in Fabio Capello e Rudi Garcia i due allenatori con i quali ha raggiunto l’apice delle sue prestazioni. Non solo a livello di squadra, ma anche individuale.
Episodi e momenti che hanno reso indelebile – sia in positivo che in negativo – la sua carriera, ce ne sono stati parecchi. A livello tecnico, il cucchiaio su rigore nelle semifinali dell’Europeo contro l’Olanda è sicuramente uno di quei momenti in cui c’è tutta la classe e la follia del capitano della Roma. Lo sputo a Poulsen o il fallo cattivo e violento nei confronti di Mario Balotelli, invece, sono stati i momenti più bassi a livello sportivo della sua carriera. Fatta anche di molte ingenuità e di alcuni comportamenti al di sopra delle righe.
Indimenticabili, soprattutto per i romani, sono state le sue prodezze nei derby – Francesco Totti è il giocatore con più marcature in assoluto nel derby dell’Olimpico – ma anche le sue ironiche e irriverenti magliette nei confronti dei laziali. Per non parlare del geniale selfie sotto la curva Sud, dopo lo spettacolare gol del pareggio nel derby del 2015. Il derby è tutto per un giocatore romano della Roma.
Una personalità difficilmente arginabile nel rettangolo di gioco, un giocatore che ha rappresentato una delle bandiere, dei capitani, più significativi di una squadra di calcio e di una città mai esistiti. Tanti secondi posti nella sua carriera, tanti se, tanti perchè, a cui lui non ha dato mai peso perchè per Francesco Totti vestire i colori giallorossi era un gesto di amore incondizionato nei confronti dei tifosi e della romanità.
Una lucida irrazionalità
La grandezza di Francesco Totti, sul campo, è stata nella sua capacità di anticipare i tempi di gioco, di essere imprevedibile, di creare l’inatteso. Abile sia con il destro che con il sinistro, Francesco è prima di tutto un visionario. La sua abilità di cogliere gli inserimenti di compagni e la sua precisione nei passaggi – sia di prima ma anche totalmente fuori equilibrio – è un talento che pochi, pochissimi, altri giocatori hanno mostrato su un campo di gioco.
La sua potenza fisica ed un corpo capace di recuperare da infortuni e affaticamenti in tempi record – come spesso affermato sia dall’amico e preparatore Vito Scala, ma soprattutto dal Professore Pier Paolo Mariani chirurgo a Villa Stuart – gli hanno permesso di resistere a pesanti contrasti e a spietate gabbie, come nessuno prima di lui.
La sua accuratezza e precisione al tiro gli hanno permesso di realizzare gol incredibili, come quello all’Inter nel 2005 – applaudito da Roberto Mancini sulla panchina nerazzurra, come da tutto San Siro – o come quello del 2006 contro la Sampdoria – giudicato dallo stesso Francesco come il più difficile mai realizzato. Non solo per la posizione defilata ma anche perché calciato con il sinistro, proprio per questo, applaudito senza riserve da tutto lo stadio di Marassi.
Totti è stato capace grazie alla sua incredibile tecnica di interpretare il ruolo di punta a modo suo. Non solo segnando gol a palate, ma permettendo – soprattutto durante la prima gestione tecnica di Luciano Spalletti e poi successivamente in quella di Rudi Garcia – gli inserimenti dei centrocampisti e delle ali in modi illeggibili per le difese avversarie.
6 Curiosità su Francesco Totti
- Per Francesco Totti, Antonio Cassano è in assoluto il più forte giocatore con cui abbia mai giocato
- Francesco è un grande appassionato di giochi di carte, in particolare scopa. Ha condiviso questa passione in particolare con Rino Gattuso durante il mondiale vinto del 2006. Questa stessa passione è stata la causa di forti attriti con Luciano Spalletti il quale non voleva si giocasse a carte in ritiro
- Se da una parte il suo film preferito rimane Il Gladiatore con Russel Crowe – che era solito guardare prima delle partite per motivarsi – dall’altra il suo telefilm preferito è, sin dalla sua infanzia, CHiPs
- Nell’estate dell’88 – quando Francesco Totti aveva solo dodici anni – Ariedo Braida, allora dirigente generale del Milan, bussò personalmente all’appartamento di Via Vetulonia, dove abitava la famiglia Totti. Vuole che Francesco vada a giocare al Milan. Nonostante una generosa offerta economica e la copertura totale di qualsiasi spesa, la risposta della famiglia fu un no deciso e rispettoso, nei confronti di un Braida capace di riconoscere il talento romano prima di tutti. Consapevole che, come espresso ai genitori “presto avrete la fila qua fuori”
- La mamma di Totti, Fiorella, è solita raccontare di aver capito che Francesco era un predestinato quando l’intera scuola – dove Francesco stava frequentando la prima elementare – venne ammessa ad una udienza papale. Giovanni Paolo II avvicinandosi alle transenne non negò tenere carezze a tutti i bambini presenti in braccio alle loro madri. Ma con Francesco, dopo averlo già sfiorato sui capelli, tornò indietro e lo baciò in fronte. Un segno, che significò molto per una donna credente come la madre di Totti
- Nel carcere di Rebibbia, un detenuto pur di incontrare Totti – in una delle sue frequenti visite ai carceri di Roma – ha trovato il modo di posticipare la sua scarcerazione di una settimana per conoscere di persona e fare una foto con il capitano della Roma