Al giorno d’oggi quando si sente parlare di Giuseppe Meazza, soprattutto i giovanissimi pensano allo stadio di Milano che ospita le partite di Inter e Milan. In realtà siamo di fronte ad uno dei fuoriclasse più grandi e completi di tutti i tempi, nonché al cospetto di quello che oggi si potrebbe definire un «top-player» poiché l’atleta lombardo non è stato solo un grande attaccante, ma per la prima volta anche personaggio pubblico che aveva una vita da benestante ed era l’idolo (oltre che dei tifosi) anche delle donne.
Giuseppe (detto Peppìn) Meazza nacque il 23 agosto 1910 a Milano, in zona Porta Nuova. Di lì a poco sarebbe diventato uno dei più grandi campioni di sempre e anche un precursore dei tempi per la duttilità che avrebbe mostrato sui campi di calcio. È stato senza ombra di dubbio un talento puro, capace di tocchi vellutati, di accelerazioni implacabili, di dribbling ubriacanti, di capolavori balistici e – non bisogna dimenticarlo – si è affermato come autentico cannoniere.
Uno dei suoi più grandi estimatori è stato il compianto avvocato Giuseppe Prisco. Lo storico tifoso dell’Inter ed ex vicepresidente del club nerazzurro amava ricordare di Meazza: «Sono portato a dire che non si è mai visto più nessuno bravo come lui. Il suo modo di saltare gli avversari, portiere compreso, lasciavano senza parole». Del resto, ancora oggi i numeri parlano chiaro sulla leggendaria carriera di questo centravanti completo: la sua storia è legata soprattutto all’Inter, anche se ha indossato pure le maglie di Milan, Juventus, Varese e Atalanta prima di tornare in nerazzurro. In totale ha collezionato 433 presenze in Serie A e 278 reti.
I successi sono tutti in chiave nerazzurra: due scudetti da protagonista nel 1930 e 1938, mentre quello della stagione 1939-40 lo vide lontano dal campo per un grave infortunio. Quindi una Coppa Italia e tre titoli di capocannoniere. A livello internazionale, è stato uno dei protagonisti della doppia vittoria mondiale (1934-1938) della Nazionale italiana guidata da Vittorio Pozzo.
Giuseppe Meazza: scartato dal Milan, fa la storia con l’Inter
La carriera di Giuseppe Meazza iniziò paradossalmente in seguito ad una delusione: il giovane attaccante fu scartato dal Milan al termine di un provino perché considerato troppo esile per giocare in Serie A. Arrivò così la grande chance con l’Ambrosiana Inter dove esordì ad appena 17 anni durante la Coppa Volta a Como. Fin da subito fece intuire le sue grandi potenzialità, mettendo a segno una doppietta nel 6-2 con cui la sua squadra regolò l’Unione Sportiva Milanese. Fulvio Bernardini, mediano interista, fu uno dei principali promotori dell’approdo del ragazzo in prima squadra perché ne aveva intuito le doti fuori dal comune.
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Invece fu il tecnico ungherese Arpad Veisz a farlo debuttare, dicendogli però che doveva palleggiare solo con il sinistro perché: «Un grande calciatore deve avere i due piedi». Del parere opposto fu Leopoldo Conti, uno dei senatori dell’Inter di quei tempi che, non gradendo la presenza dell’adolescente in organico, disse sarcasticamente: «Adesso facciamo giocare anche i balilla». In realtà Pepìn non era un calciatore qualunque, era un fuoriclasse, e dopo la sua prima gara con l’Ambrosiana ne divenne un titolare fisso e, negli anni, una delle leggende intramontabili. Alla sua prima annata mise a segno 11 gol, mentre nella stagione successiva arrivò addirittura a quota 38.
Il nome di Meazza è legato in maniera indissolubile anche alla Nazionale italiana. Fu lui, infatti, uno degli artefici del doppio successo mondiale del 1934-1938 della squadra del CT Pozzo. In campo internazionale, il centravanti milanese fu una sorta di innovatore perché mise in mostra una versatilità durante le gare che a quell’epoca non era ancora particolarmente richiesta dagli allenatori: nel primo torneo fu la punta centrale dell’Italia, mentre nel secondo si adattò da mezzala per sfruttare al massimo la capacità realizzativa di Silvio Piola.
Il grave infortunio e la vita mondana
Tra i primati firmati da Giuseppe Meazza ce n’è uno che purtroppo per lui non fu affatto piacevole. Infatti fu vittima del cosiddetto «piede gelato», un’occlusione dei vasi sanguigni che colpì il suo piede sinistro e che lo costrinse ad un lungo stop che durò per tutta la stagione 1939-40, durante la quale l’Inter riuscì comunque a laurearsi campione d’Italia. Ancora oggi questo viene definito come il primo, grave infortunio occorso ad un giocatore professionista. Nell’autunno del 1940 riuscì a riprendere l’attività agonistica – stavolta con la maglia del Milan – ma da quel momento non fu più l’implacabile campione degli anni precedenti, probabilmente ancora condizionato dal problema al piede sinistro.
Come abbiamo anticipato in apertura, Pepìn fu un innovatore anche al di là dei campi da gioco. Infatti per la prima volta con lui un calciatore diventò anche un vero e proprio personaggio pubblico per la sua vita mondana, amante delle auto (era solito andare in giro al volante di una Balilla), firmò contratti per essere testimonial di campagne pubblicitarie e fu molto amato dalle donne. Le signore, infatti, spesso si recavano allo stadio non per seguire le partite ma per ammirare da vicino le gesta del loro idolo. Insomma, quello che oggi si chiamerebbe a tutti gli effetti un «top-player».
Il ritiro dal calcio giocato avvenne nel 1947 quando aveva 37 anni. Giuseppe Meazza in quella stagione era tornato all’Inter dopo una parentesi con l’Atalanta dietro esplicita richiesta del presidente Masseroni per evitare che la squadra nerazzurra potesse retrocedere. La morte lo colse il 21 agosto 1979 a Lissone a causa di un tumore al pancreas.