― Advertisement ―

spot_img

Rebelle Rally 2021: la livrea “al femminile” di Mitsubishi

Mitsubishi si prepara a gareggiare al Rebelle Rally 2021 e lo farà con una vettura dalla carrozzeria celebrativa. L'Outlander della casa automobilistica giapponese, infatti,...
HomeAltri SportAmbrogio Fogar: il 13 agosto 1941 nasceva l'uomo delle imprese impossibili

Ambrogio Fogar: il 13 agosto 1941 nasceva l’uomo delle imprese impossibili

È stato uno dei più grandi esploratori di sempre, capace di compiere imprese che solo al pensiero potevano apparire impossibili, ma che invece lui è riuscito a portare a termine, raggiungendo vette inesplorate e mettendosi continuamente in gioco. Questo ed altro è stato Ambrogio Fogar, nato a Milano il 13 agosto 1941 e deceduto il 24 agosto 2005 per infarto cardiaco. Fin da ragazzo ha provato una grande attrazione per gli sport estremi e cominciò a praticare il paracadutismo e il volo acrobatico. Poi arrivò la passione per il mare e per la navigazione e nel 1972 si lanciò nella sua prima traversata dell’Oceano Atlantico.

Tra le sue prime grandi avventure che l’hanno reso celebre in tutto il mondo si ricorda la circumnavigazione del globo in senso opposto rispetto alle correnti (ossia da est a ovest). Con quest’esperienza fece la storia, diventando il primo italiano a portarla a termine e il quarto a livello mondiale dopo Joshua Slocum, Sir Francis Chichester e Chay Blyth. Nel 1978 invece andò incontro ad un’esperienza che lo segnò profondamente: mentre era in navigazione a bordo del Surprise, nei pressi delle Isole Falkland la sua barca affondò improvvisamente, probabilmente colpita da un branco di orche o balene. Insieme ad Ambrogio Fogar c’era anche il giornalista Mauro Mancini e, in seguito all’inabissamento del natante, i due furono costretti a sopravvivere nel bel mezzo dell’oceano su una zattera.

Ambrogio Fogar: nel 1978 il naufragio del Surprise.

Dovettero cavarsela con scarse razioni di cibo e furono costretti ad abbeverarsi solo durante le giornate di pioggia. Sia Fogar che Mancini riuscirono a sopravvivere per ben 74 giorni, quando poi furono avvistati e recuperati da una nave greca, la Master Stefanos. L’esploratore milanese ebbe la forza di recuperare la forma fisica (anche se l’evento lasciò in lui un ricordo indelebile) mentre il giornalista morì poco tempo dopo a causa di una polmonite che stroncò il suo organismo già provato dal naufragio. Dopo quella terribile esperienza Fogar non si fermò e preparò la sua spedizione al Polo Nord.

Ambrogio Fogar: dalla conquista del Polo Nord al drammatico incidente al raid Pechino-Parigi

Dopo una lunga preparazione in Alaska, sull’Himalaya e anche sull’Adamello in Italia, nel 1983 Ambrogio Fogar partì insieme all’amato cane Armaduk alla conquista del Polo Nord. La sua traversata a piedi si concluse con successo dopo 51 giorni. Nel frattempo anche il suo Siberian Husky divenne una celebrità, infatti un’azienda di cibo per animali contattò l’esploratore per chiedergli l’autorizzazione affinché potesse utilizzare il nome e l’immagine del cane per i suoi prodotti. Armaduk morì di vecchiaia il 24 febbraio 1993 a 17 anni.

Ambrogio Fogar con l’immancabile Armaduk.

Negli Anni ’80 l’esploratore lombardo divenne anche un volto noto della televisione, infatti condusse il programma Jonathan-Dimensione Avventura. Nel settembre del 1992 invece su di lui si abbatté una terribile tragedia che lo costrinse ad affrontare una delle battaglie più dure della sua vita avventurosa. Durante l’ottava tappa del raid Pechino-Parigi, in Turkmenistan, rimase vittima di un grave incidente: Giacomo Vismara, che partecipava con lui alla competizione, uscì illeso dal ribaltamento del fuoristrada, mentre Fogar riportò la frattura della seconda vertebra cervicale e da quel momento rimase quasi completamente paralizzato.

Raid Pechino-Parigi: il 10 giugno 1907 scatta l’impresa automobilistica

Non si arrese però al dramma che lo aveva colpito e, amante della vita e dell’avventura, decise comunque nel 1997 di prendere parte al giro d’Italia in barca a vela ricorrendo ad una sedia a rotelle basculante. Quando gli veniva chiesto delle sue condizioni e della sua indomabile forza, lui rispondeva: «Resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo». Negli anni a seguire si impegnò anche come testimonial per una campagna di raccolta fondi per l’associazione miolesi e affiancò Greenpeace nella sua battaglia contro la caccia alle balene.

La morte lo colse a Milano il 24 agosto del 2005 per un infarto cardiaco. Dopo la cremazione, le ceneri vennero tumulate nella cripta del Famedio presso il cimitero monumentale di Milano.