Mila e Shiro è la serie animata più iconica sulla pallavolo. In questo periodo di stop al volley, può essere una valida alternativa, per tornare a vedere muri, battute e schiacciate alla televisione e provare un assaggio di atmosfera olimpica, nonostante il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo al 2021.
Dalla campagna alla nazionale
Una ragazza che, dalla campagna, arriva in città e scopre la pallavolo. Mila prova subito amore per questo sport, a cui si dedica con tutte le forze, per cercare di vincere il campionato scolastico, con le sue compagne. Il volley rappresenta anche, per le giovani atlete, l’inseguimento del sogno di rappresentare, un giorno, il Giappone in nazionale e poter giocare le Olimpiadi di Seul del 1988.
Attacker YOU!, titolo originale di Mila e Shiro, mette in mostra un gruppo di atlete ambiziose e motivate, pronte a superare le iniziali rivalità e i metodi duri dell’allenatore Daimon. Il successo della serie è anche dimostrato dall’altissimo numero di ragazze che, dopo l’uscita del manga, si sono iscritte a società pallavolistiche.
In occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008, è stato lanciato il sequel, dal titolo Mila e Shiro – Il sogno continua. Gli obiettivi di Mila e le sue compagne sono due; riportare alla vittoria la squadra delle Dragon Ladies e ottenere un posto in nazionale per i Giochi Olimpici.
Le Streghe d’Oriente
Nel successo di Mila e Shiro si nasconde il mito di un’altra squadra giapponese, guidata dal perfido allenatore Daimon. Il personaggio del severo coach si ispira a Hirofumi Daimatsu, ex-militare con un passato da pallavolista, chiamato per allenare la Nichibo Kaizuka e la nazionale femminile giapponese.
Nel 1953 la filiale di Kaizuka, cittadina vicino a Osaka, della fabbrica tessile Nichibo, decide di creare la più forte squadra di pallavolo femminile della nazione. Daimatsu viene scelto come allenatore e impone, fin da subito, un durissimo allenamento alle sue giocatrici, per spingerle a dare il massimo. Esercizi stremanti, sessioni lunghe e pugno di ferro erano le caratteristiche distintive della guida del coach, soprannominato oni (il demonio). Così facendo, tra il 1958 e il 1960, la Nichibo Kaizuka vince ogni titolo a livello nazionale.
Il 1958 è un anno importante per la squadra anche perché il Giappone decide di adattarsi alle regole della pallavolo a sei e far competere le sue squadre a livello mondiale. Daimatsu diventa anche allenatore della nazionale, composta, per la maggior parte, da giocatrici della Kaizuka, che guida ai Mondiali di Rio de Janeiro del 1960. Le nipponiche arrivano seconde, dietro l’U.R.S.S.
Non contento del risultato, il coach intensifica gli allenamenti, rendendoli sempre più duri. Così, ai Mondiali di Mosca del 1962, la sua squadra sbaraglia tutte le avversarie, compresa l’U.R.S.S in finale, e conquista il titolo mondiale. Quella squadra passerà alla storia come le “Streghe d’Oriente” per aver interrotto il dominio delle sovietiche e averlo fatto proprio a Mosca. Due anni dopo, Daimatsu guida la nazionale alla vittoria delle Olimpiadi di Tokyo, facendo entrare le “Streghe d’Oriente” nella leggenda. Daimatsu stesso, insieme alla capitana della squadra Masae Sakai, è entrato nelle Hall of Fame della pallavolo, per i successi ottenuti.
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