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Joan Mir, ritratto del campione del mondo MotoGP

E’ nata una stella nella MotoGP. Dopo la gara di domenica, Joan Mir sale sul tetto del mondo motociclistico, potendo gridare a squarciagola di essere il campione della classe regina. Ma da dove nasce il mito? Com’è stato scoperto il suo talento? In questo articolo ripercorreremo le tappe decisive della sua carriera, che lo hanno portato nell’Olimpo dei grandi.

Come nasce la stella di Joan Mir?

Nato il 1 settembre 1997 a Palma di Maiorca, la stessa città che ha dato i natali a Jorge Lorenzo, Joan Mir Mayrata era un ragazzo spensierato che amava lo skateboard. Un giorno, accompagnò suo cugino, Joan Perellò, alla scuola di Chicho Lorenzo, il papà di Jorge. Fece una prova, e stupì tutti per la capacità di guidare forte una motocicletta. Mir scoprì l’amore per la moto, ma per lui rappresentava solo un gioco. Insofferente alle regole ed alla disciplina, lasciò la scuola dopo alcune lezioni. Ma la scintilla era già scoccata.

Il talento di Joan fu notato da Dani Vadillo presidente della federazione motociclistica delle Baleari, il quale convinse lui e la famiglia ad iscriverlo alle prime gare. E fu così che il giovanissimo Mir prese parte alla Red Bull Rookies Cup, vera e propria anticamera del motomondiale. Entrò nell’ala protettiva del suo manager, Paco Sanchez, che in futuro l’avrebbe portato in MotoGP.

Momento chiave della carriera di Joan Mir fu nel 2015. L’allora 17enne correva nel CEV con il Team Machado, una formazione a corto di budget. A Le Mans, tappa extra spagnola del campionato, l’ambiente scoprì la sua classe cristallina.

Con il team Machado-Leopard Came la moto non smetteva di guastarsi e le prospettive erano ‘sospese’“, racconta il giornale spagnolo Mundo Deportivo. “Aveva trovato quell’ingaggio perché non si era potuto permettere un budget di 200 mila euro per correre in una struttura più grande. Per lui era molto importante fare risultati, comunque, perché il suo rappresentante, Paco Sánchez, aveva avvisato tutte le squadre del motomondiale di seguirlo“.

A Le Mans, partendo 27°, iniziò a sorpassare come un matto e a un ritmo tale da essere primo in pochi giri. Il destino fu avverso: cadde, e tornò ai box piangendo disperatamente, dicendo che aveva perso l’opportunità della sua vita e che nessuno lo avrebbe voluto ingaggiare in futuro. Christian Lundberg, il suo tecnico, gli disse che aveva fatto in tempo a lasciare un’impronta indelebile“.

Nel 2015 Leopard aveva un team tutto suo nel mondiale Moto3. Fu proprio l’incontro con Lundberg ad aprire le porte del team a Joan, nel 2016. L’anno successivo divenne campione del mondo Moto3, al termine di una stagione dominata con 10 vittorie su 18 gare.

Trascorse un anno di purgatorio in Moto2, dove le sue potenzialità furono frenate dall’inesperienza e dalla situazione del suo team MarcVDS, con stracci che volavano tra il barone Van Den Straten e Michel Bartolemy. Ma fu sufficiente per convincere la MotoGP. La Honda fu la prima a farsi avanti, ma al massimo gli offrirono un posto da satellite. Ragion per cui Sanchez lo propose alla Suzuki, che con Davide Brivio aveva fatto la precisa scelta di puntare sui giovani. Un anno di apprendistato, da scudiero di Alex Rins, e poi il mondiale.

Una cavalcata trionfale

Oltre alle origini del mito, è interessante conoscere in che modo ha ottenuto la definitiva consacrazione. Ripercorriamo le tappe che hanno consentito a Joan Mir di diventare quest’anno campione del mondo.

La stagione comincia male, anzi, malissimo. Tra le due gare di Jerez e quella di Brno, Mir colleziona due ritiri ed un decimo posto. In Spagna Joan cade da solo, mentre in Repubblica Ceca viene falciato da Iker Lecuona. E’ a 48 punti di distacco dal leader, Fabio Quartararo. Mondiale finito? Niente affatto!

Infatti all’arrivo in Austria, le cose cambiano radicalmente. In Stiria solo un errore del box gli impedisce di vincere, ma ne esce fuori con un podio. E’ il primo di una lunga serie: saranno ben sette i piazzamenti in top 3 sulle successive dieci gare. In molte occasioni dimostra una freddezza ed una precisione da cecchino: a Misano 1 impallina un certo Valentino Rossi all’ultimo giro, soffiandogli il terzo posto.

Man mano che la stagione avanza, Mir raccoglie podi e piazzamenti, mentre il leader Fabio Quartararo comincia a capitolare. Dopo le gare di Aragon si mette in testa al mondiale, ma un fantasma comincia a perseguitarlo: il fantasma di diventare campione del mondo senza nemmeno una vittoria.

Ed è qui che Joan mostra un altro punto di forza, la gestione della pressione. “La gestione della pressione si può lavorare un po’“, afferma Tomas Comas, preparatore atletico e confidente di Mir, alla rivista inglese Autosport, “ma è impossibile replicare, per esempio, i momenti precedenti alla gara ed i nervi o l’ansia che possono provocare. Ci sono cose innate in lui, come questa tranquillità. È una persona che rende molto meglio quando si trova sotto pressione e questa cosa si vede ogni giorno“.

Comas spiega anche come l’ambiente familiare abbia contribuito a rendere Mir così speciale. “Joan è un ragazzo molto intelligente e competente. Ma la cosa più importante è che è un ragazzo normale. Questo penso che sia dovuto alle persone che lo circondano. Il rispetto e l’educazione sono vitali per quanti successi sportivi si possano ottenere. È una persona che non dice niente per caso e che non ha bisogno di alzare la voce per essere ascoltato. Tra di noi ci sono momenti in cui discutiamo, ovviamente, gli dico ciò che penso nello stesso modo in cui lo fa lui“.

Il padre di Joan, Juan, possiede un negozio di skateboard a Palma Di Maiorca (da qui la sua prima passione). La mamma, Ana Mayrana, fa la stilista e l’arredatrice. Vive ad Andorra con la fidanzata, Alejandra, e non frequenta mai il jet set. “Ha la sua casa pagata, amministra le sue finanze nello stesso modo in cui corre: il 60% di ciò che percepisce lo investe in proprietà, il 20% lo tiene in banca e l’altro 20% se lo gode“, spiega Paco Sanchez, il quale gestisce tra l’altro anche gli interessi di Maverick Vinales.

A Valencia 1 lotta con il compagno di team Rins, lo cucina a fuoco lento e quando è cotto, se lo mangia. E’ la prima vittoria della stagione, nonché della carriera. Una vittoria “acchiappa fantasmi”!

La seconda di Valencia, è una cavalcata trionfale. Quartararo è andato in tilt, complice una Yamaha meno competitiva. Franco Morbidelli è il nuovo leader di Iwata ma è troppo lontano. Dovizioso litiga con Ducati e Rins è addomesticato. In gara, gli basta fare settimo per dare inizio ai festeggiamenti.

Con il mondiale 2020 in archivio, Joan Mir può pensare alla prossima sfida: sfidare e battere il mostro della MotoGP, Marc Marquez. Sperando che l’otto volte iridato ritorni quello di prima