Il campione italiano, vincitore di tre Giri d’Italia, un Tour de France e una Vuelta, si è spento dopo un malore nelle acque di Giardini Naxos
A soli pochi giorni dalla scomparsa di Bjorg Lambrecht, caduto al Giro di Polonia, un altro lutto funesta il mondo del ciclismo. Felice Gimondi, leggenda del ciclismo italiano e mondiale, si è spento ieri a seguito di un malore nelle acque di Giardini Naxos, località in provincia di Messina
Secondo le prime ricostruzioni, il campione di Sedrina si sarebbe sentito male mentre stava facendo il bagno nelle acque di Contrada Recanati. Soccorso immediatamente dal 118, il 78enne ex ciclista è spirato nella serata di ieri
Immediato e unanime il cordoglio nel mondo del ciclismo, in particolare dei più acerrimi rivali di Gimondi, Eddy Merckx e Gianni Motta. Per il Cannibale , Gimondi era <<Un grande uomo e un grande campione>>. Per Motta, grande rivale del corridore bergamasco <<Eravamo nemici, ma c’era grande rispetto per l’atleta e per il rivale>>
Commozione anche da parte del CT della nazionale italiana, Davide Cassani (“Ho avuto un solo idolo nella mia vita: Felice Gimondi”) , da parte di Gianni Bugno (“È una grave mancanza che lascia stupiti, non ci aspettavamo questa notizia”) e dal presidente della Federciclismo Di Rocco (“Una tristezza enorme. C’è rammarico, delusione, un pianto nel cuore”)
Chi era Felice Gimondi
Nato a Sedrina, in provincia di Bergamo, il 29 settembre del 1942, Gimondi inizia a correre in bici nel 1959 nella categoria Allievi, ottenendo già solo un anno più tardi, il 1° Maggio 1960, il primo successo in carriera, durante la Bergamo-Celana
Passato nei dilettanti nel 1962, in tre stagioni riesce ad aggiudicarsi 16 corse, tra cui il Tour de l’Avenir del 1964. In questo periodo, il corridore bergamasco veste per la prima volta la maglia della nazionale, rappresentando l’Italia alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, vinte dal connazionale Mario Zanin
Diventa professionista nel 1965, firmando per la Salvarani di Luciano Pezzi. Militerà in questa squadra per 7 anni. Nei primi anni da Pro, Gimondi vincerà il Tour del 1965, la Parigi-Roubaix del 1966, e nello stesso anno, batterà in volata al Giro di Lombardia Eddy Merckx
Nel 1967 arriva anche il primo successo al Giro d’Italia, e nel 1968 il bergamasco completerà la tripla corona, portando a casa la Vuelta Espana. Ma i successi di Gimondi proseguono anche nelle stagioni successive, con la vittoria nel Giro d’Italia del 1969 (il secondo in carriera)
Tra il 1969 e il 1971, Gimondi vivrà un triennio privo di successi importanti, sia a causa dell’esplosione di Merckx, sia per la concorrenza dei corridori belgi nelle grandi classiche. Nel 1973 quindi, decide di lasciare la Salvarani per passare alla Bianchi di Giancarlo Ferretti
In questa squadra Gimondi militerà per 6 anni, periodo in cui vincerà il mondiale di Montjuic del 1973, battendo ancora una volta il Cannibale Merckx, il Giro di Lombardia dello stesso anno (a seguito della positività di Merckx), la Milano Sanremo del 1974, e il suo terzo e ultimo Giro d’Italia nel 1976. Appenderà la bici al chiodo solo due anni più tardi
Dopo il ritiro
Dopo il ritiro, per Gimondi le porte del ciclismo restante aperte. Diventa direttore sportivo della Gewiss Bianchi nel 1988, e nel 2000 è il presidente della Mercatone Uno-Albacom, la formazione di un’altra leggenda del ciclismo, Marco Pantani. Dal 1996, in suo onore, si tiene annualmente in provincia di Bergamo la “Granfondo Internazionale Felice Gimondi”