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Lazio – Inter 0-3, Icardi e Brozovic regalano il secondo posto

La squadra di Spalletti domina all’Olimpico e batte una Lazio spenta e mai capace di rendersi pericolosa, nerazzurri a quota 22 insieme al Napoli

Nel Monday night della X giornata di Serie va in scena lo spareggio per il terzo posto tra Lazio e Inter all’Olimpico, nonostante le condizioni meteorologiche avverse le due squadre arrivano da un buon momento di forma e sono determinate a far bene per consolidare il posto Champions.

Tante sorprese di formazione per Spalletti che schiera Miranda in difesa al posto del grande ex De Vrij mentre a centrocampo spazio sulla trequarti a Joao Mario che non giocava una partita ufficiale da gennaio mentre i biancocelesti proveranno a sfondare il muro avversario con la coppia d’attacco Immobile – Caicedo.

Partono subito forte gli ospiti che al 10′ sfiora il vantaggio con una bella azione dalla sinistra di Perisic che lascia partire un cross insidioso sfiorato da Icardi in scivolata, la Lazio risponde 7′ più tardi con Immobile lanciato a rete che però viene contenuto da Miranda.

Il tiro a giro di Perisic che lambisce il palo è il preludio al vantaggio nerazzurro che si concretizza al 28′ grazie al tocco ravvicinato di Icardi dall’area piccola su assist di Vecino.

La squadra di Spalletti continua ad attaccare dopo aver preso fiducia per il gol e prima dell’intervallo trova il raddoppio grazie ad uno splendido mancino da fuori area di Brozovic che risolve una respinta su calcio d’angolo.

Si va negli spogliatoi sul risultato di 0-2, nella ripresa Inzaghi sostituisce l’infortunato Badelj con Cataldi ed è proprio il prodotto del vivaio biancocelesti a rendersi subito pericoloso su punizione ma Handanovic si supera e mette in corner; in questa fase dell’incontro il gioco viene ribaltato da numerosi capovolgimenti di fronte, le squadre si allungano e lasciano molti spazi per attaccare.

Al 66′ Politano spara alto dall’interno dell’area di rigore mentre al 70′ arriva il gol che mette in sicurezza il risultato firmato ancora da Icardi, bravo a mettere a sedere Lulic e a battere Strakosha di mancino sul primo palo su passaggio illuminante del nuovo entrato Borja Valero.

Nel finale Correa, subentrato ad uno spento Caicedo, si rende pericoloso con un tiro rasoterra parato con i piedi da Handanovic; con questa occasione termina la partita, Inter batte Lazio 3-0 e raggiunge il Napoli al secondo posto mentre la squadra di Inzaghi non è mai riuscita a prendere in mano le redini del gioco e rimane in quarta posizione in attesa del recupero tra Milan e Genoa di mercoledì.

TABELLINO

LAZIO – INTER 0-3

LAZIO(3-5-1-1): Strakosha 6; Luiz Felipe 5, Acerbi 5, Radu 5 (79′ Bastos sv); Marusic 6, Parolo 6, Badelj 6 (34′ Cataldi 7) , Milinkovic-Savic 6, Lulic 5; Caicedo 4,5 (70′ Correa 6,5) ; Immobile 6,5

A disposizione: Proto, Guerrieri, Caceres, Lukaku, Luis Alberto, Wallace, Berisha, Patric, Murgia

Allenatore: Simone Inzaghi 5,5


INTER
(4-2-3-1): Handanovic 8; Vrsaljko 6, Miranda 5,5, Skriniar 6,5, Asamoah 6; Vecino 7 (87′ Gagliardini sv), Brozovic 7,5; Politano 6,5 (88′ Keita Baldé sv), Joao Mario 6,5 (58′ Borja Valero 6,5) , Perisic 6; Icardi 8.

A disposizione: Padelli, Martinez, Ranocchia, De Vrij, Dalbert, D’Ambrosio, Candreva

Allenatore: Luciano Spalletti 7

Marcatori: 28′ Icardi, 41′ Brozovic, 70′ Icardi

Arbitro: Massimiliano Irrati

Ammoniti: 18′ Brozovic; 27′ Asamoah; 31′ Immobile; 49′ Radu; 49′ Vrsaljko; 71′ Cataldi

Le due facce di Red Bull: Verstappen e Ricciardo

Un anno complicato, diverso dall’inizio alla fine, per i due talentuosissimi piloti Red Bull. Un inizio difficile per il giovane Max Verstappen che, tra incidenti e ritiri, è stato costretto a cambiare il suo modo di porsi in pista e non, e di maturare per poter rivelare completamente il suo talento. Bellissima partenza invece per l’australiano Daniel Ricciardo, che dopo una prima vittoria in Cina è riuscito a conquistare anche il primo posto – desideratissimo – al Gran Premio di Monaco. Una vera e propria redenzione per il ragazzo più sorridente della Formula 1 che dopo essersi visto sfuggire la vittoria a Monte Carlo nel 2016 – con un errore da parte degli uomini del suo box – l’australiano ha vissuto la gioia di Monaco come una vera e propria redenzione. Non poteva però sapere che quella tanto voluta e meritata vittoria sarebbe stato l’inizio di una seconda parte della stagione più che disastrosa. Per Ricciardo, dopo i primi ritiri in Bahrein e in Baku, ha dovuto accettare – con una rabbia sempre crescente – uno zero sul tabellone nei Gran Premi di Austria, Germania, Belgio, Italia, Stati Uniti e, infine, Messico. Per lui tanti problemi anche nelle qualifiche del sabato, tra problemi alla monoposto e penalità dovute a ulteriori sostituzioni di componenti della power unit Renault, in un continuo viaggio alla ricerca della rimonta.

E se per Ricciardo proprio la rimonta non è mai stata un problema, con quei sorpassi impossibili che lo hanno consacrato come uno dei migliori piloti della scena mondiale, contro la sfortuna il simpatico Daniel non ha potuto fare molto.

Così, tra urla di frustazione, medi contro la sua stessa monoposto e pugni contro il muro, Ricciardo sembra aver perso le speranze dopo un ultimo ritiro messicano. Il ragazzo, ai microfoni Sky, non ha potuto trattenere tutta la disperazione di un mondiale che non sembra proprio sorridergli: “Non so più che cosa dire, voglio solo pensare all’anno prossimo e nelle ultime gare non voglio più”. Una frase lasciata a metà, che fa comunque capire che per  Ricciardo la voglia di correre, almeno per quest’anno, non c’è proprio più. In molti già chiacchierano un possibile ritiro anticipato per l’australiano, con l’arrivo di Pierre Gasly – ora pilota Toro Rosso – già a partire dal Gran Premio del Brasile. Ma con ogni probabilità per Ricciardo si trattava solo di un commento dovuto alla tanta (troppa) delusione dopo l’ennesimo ritiro, incrementato da una pole position che lo avrebbe potuto portare alla vittoria.

A vincere nello splendido scenario di Città del Messico è invece stato proprio il suo compagno di squadra, Max Verstappen, che sembra aver imparato tanto in questa stagione e aver trovato un equilibrio tra il suo talento e l’aggressività spesso criticata. All’inizio della stagione 2018 infatti per Verstappen sono arrivate critiche da ogni parte, con la stampa che lo voleva dipingere a tutti i costi come unico caprio espiatorio degli incidenti in cui è rimasto coinvolto. Con un po’ della fortuna che al compagno è stata negata, Verstappen si è ripreso grazie al grandissimo talento che tutti conoscono e ha portato punti importanti al terzo top team del Campionato, mentre il suo collega cercava di difendersi tra le sfortune e gli attacchi di una Scuderia che – da quasi due anni ormai – lo ha chiaramente messo in un angolo.

Non ha mai avuto problemi, Ricciardo, ad ammettere che il motivo per cui ha iniziato a guardarsi in giro, in altre scuderie, nonostante la volontà della red Bull di rinnovare il contratto con lui, è stato l’evidente preferenza di tutto il Team nei confronti di Verstappen. Con l’olandese infatti la casa austriaca ha costruito un progetto triennale e fortemente voluto un blindaggio estremo, per non permettere ad altri di avvicinarsi al campioncino del toro. Non è infatti un segreto che il piccolo olandese abbia sorpreso tutti, al suo esordio in Red Bull, conquistando una vittoria durante la sua prima gara e continuando a sorprendere, arrivando a quota cinque vittorie nonostante ancora nessuna pole position.

27.10.2018 – Qualifying, Press conference, Max Verstappen (NED) Red Bull Racing RB14

E dopo due anni da compagni e amici, le strade di Daniel Ricciardo e di Max Verstappen si divideranno, e le due facce strane e diverse di questo mondiale Red Bull prenderanno una nuova forma: in Renault arriverà un fuoriclasse come l’australiano più sorridente dei paddock, alla ricerca di nuovi stimoli, e al suo posto metterà le famosi “ali” il piccolo Pierre Gasly, andando a formare con Verstappen la squadra più giovane del panorama. I due, in totale, avranno infatti solo 42 anni, 2 in meno di quelli di che compierà il più anziano in pista, Kimi Raikkonen, il prossimo anno.

Due sfide diverse che potrebbero portare grandi soddifazioni ma anche tanti problemi di prestazioni e affidabilità. Bisognerà solo aspettare per vedere di cosa saranno capaci i due giovani campioni che quest’anno, nel bene e nel male, hanno regalato emozioni personalissime e una dimostrazione pura di due talenti diversi e ugualmente rari.

Gp Messico: Verstappen vince ma è festa per Hamilton

Una gara difficile per le Mercedes, decisamente una di quelle meno prestazioni di tutta la stagione 2018, ma anche quella che ha regalato alla scuderia tedesca la gioia più grande. Un quarto posto molto sofferto è infatti bastato a Lewis Hamilton per conquistare – con due gare di anticipo sul calendario stagionale – il quinto titolo Mondiale in Formula 1. Una vittoria che porta il britannico-caraibico nell’albo d’oro dei migliori atleti motorsportivi di sempre, al livello del mitico Fangio e ai piedi del sette volte campione del mondo Micheal Schumacher. 

Gli applausi condivisi tra colleghi e ex rivali per il neo cinque volte campione iridato ha messo in ombra un Gran Premio pieno di colpi di scena. 

Dopo una bellissima pole position nella giornata di sabato,  Daniel Ricciardo sembrava ponto alla sua redenzione dopo le tante sfortune di una stagione completamente da dimenticare. All’australiano più simpatico dei paddock però non sembra andare bene proprio nulla in quest’ultima stagione in Red Bull, prima del passaggio in Renault, e anche dopo gli amarissimi ritiri in Giappone e ad Austin anche il Gran Premio del Messico ha segnato per Ricciardo l’ennesima delusione. 

L’australiano è infatti partito lento, perdendo due posizioni in partenza, e fino al pit stop non ha avuto il ritmo di gara del compagno di squadra, che volava verso la vittoria. Per lui una gara difficile, ma bellissima, che si è interrotta proprio mentre il pilota Red Bull stava dando il meglio di sé stesso per non subire l’attacco di Sebastian Vettel. Per Ricciardo l’ennesimo ritiro, un nuovo problema con la sua dannata RB14, una delusione ancora più amara delle precedenti sette. 

Mentre il suo compagno di squadra, il beniamino della casa austriaca Max Verstappen, si è conquistato con grande valore il quinto successo in carriera, il simpatico Ricciardo ha dovuto parcheggiare ancora una volta la sua monoposto, la stessa che ha portato l’olandese alla vittoria. 

Dopo essersi visto sfuggire la sua prima pole position – quella che lo avrebbe reso il più giovane pilota al mondo ad ottenerne una – Verstappen ha ribaltato il risultato, ponendosi come uomo da battere, leone nell’arena. 

“Stanotte non sono riuscito a dormire – ha affermato l’olandese dopo la vittoria – ero deluso dai risultati delle qualifiche ed ero davvero determinato a vincere questa gara”.

Alle spalle dell’olandese ventitreenne hanno concluso il podio i due ferraristi con Sebastian Vettel al secondo posto e Kimi Raikkonen al terzo. Grande lavoro di rimonta e redenzione per la scuderia di Maranello che cerca di tappare i buchi nonostante la festa in casa Mercedes. Vettel, attaccato da tifosi e non per una stagione che si è visto sfuggire dalle mani a causa ti tanti errori personali, ha dimostrato grande rispetto per l’avversario numero uno dei suoi anni in Ferrari. Alla fine della gara è infatti andato a congratularsi con Hamilton e con tutti gli uomini Mercedes per la vittoria, esprimendo poi tutta la delusione della sconfitta durante la conferenza stampa. 

Gara strana e poco competitiva per la Mercedes che non è riuscita ad andare oltre la quarta posizione con Hamilton e la quinta con Bottas. Per la scuderia tedesca ben un minuto e diciotto secondi di ritardo con Hamilton e addirittura un giro con Bottas.

Brutti ritiri, oltre a quello discusso di Ricciardo, per Fernando Alonso, in partenza, per Carlos Sainz, per problemi tecnici, e per l’eroe nazionale Sergio Perez, per un problema al motore.

E mentre è ormai chiuso il mondiale piloti resta aperto quello costruttori, nonostante il grande distacco tra Mercedes e Ferrari, di ben 66 punti con sole due gare rimaste.

RISULTATI GRAN PREMIO DEL MESSICO 2018:

1 – Max Verstappen (Red Bull-Renault) – 71 giri
2 – Sebastian Vettel (Ferrari) – 17″316
3 – Kimi Raikkonen (Ferrari) – 49″914
4 – Lewis Hamilton (Mercedes) – 1’18″738
5 – Valtteri Bottas (Mercedes) – 1 giro
6 – Nico Hulkenberg (Renault) – 2 giri
7 – Charles Leclerc (Sauber-Ferrari) – 2 giri
8 – Stoffel Vandoorne (McLaren-Renault) – 2 giri
9 – Marcus Ericsson (Sauber-Ferrari) – 2 giri
10 – Pierre Gasly (Toro Rosso-Honda) – 2 giri
11 – Esteban Ocon (RP Force India-Mercedes) – 2 giri
12 – Brendon Hartley (Toro Rosso-Honda) – 2 giri
13 – Lance Stroll (Williams-Mercedes) – 2 giri
14 – Sergey Sirotkin (Williams-Mercedes) – 2 giri
15 – Kevin Magnussen (Haas-Ferrari) – 2 giri
16 – Romain Grosjean (Haas-Ferrari) – 3 giri

RITIRATO – Daniel Ricciardo (Red Bull-Renault)

RITIRATO – Sergio Perez (RP Force India-Mercedes)
RITIRATO – Carlos Sainz (Renault)

RITIRATO – Fernando Alonso (McLaren-Renault)

CLASSIFICA MONDIALE COSTRUTTORI 2018:

1.Mercedes 585;

2.Ferrari 530;

3.Red Bull-Renault 362;

4.Renault 114;

5.Haas-Ferrari 84;

6.McLaren-Renault 62;

7.RP Force India-Mercedes 47;

8.Sauber-Ferrari 36;

9.Toro Rosso-Honda 33;

10.Williams-Mercedes 7.

CONAD LAMEZIA IN 3 SET Secondo successo consecutivo

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GoldenPlast Potenza Picena – Conad Lamezia 3-0 (25-20, 25-19, 25-18)

POTENZA PICENA: Trillini ne, Pinali, D’Amico L, Ferri, Gozzo 7, Di Silvestre 10, Larizza 10, Monopoli, Lavanga ne, Calistri, Paoletti 19, Garofolo 11. All. Rosichini

LAMEZIA: Zito L, Aprile 1, Alfieri 2, Bizzotto 1, Fantini 5, Di Fino ne, Bigarelli 17, Bruno, Butera ne, De Santis L, Szewczyk 6, Negron 1, Usai 6. All. Nacci

Arbitri: Noce di Frosinone e Carcione di Roma

Note: durata set 26’, 27’, 24’. Totale 1h 17’. Potenza Picena: errori al servizio 13, ace 4, muri 14. Lamezia: errori al servizio 11, ace 5, muri 2.

Missione compiuta nella terza giornata di andata in Serie A2 Credem Banca: la GoldenPlast Potenza Picena ha vinto la seconda partita consecutiva nel Girone Bianco di Regular Season regalandosi anche la prima gioia casalinga stagionale tra le mura amiche dell’Eurosuole Forum. I ragazzi di Gianni Rosichini si sono imposti con il massimo scarto contro la neopromossa Conad Lamezia di Vincenzo Nacci portandosi a 5 punti in classifica. Un successo lampo contro una formazione combattiva, ma meno lucida dei marchigiani, tanto nello scatto iniziale quanto nei momenti clou dei parziali. Evidente il divario nella correlazione muro-difesa: 14 i block vincenti dei potentini (Garofolo 6), solo 2 quelli dei calabresi, entrambi siglati da Fantini. A guidare l’attacco di casa Matteo Paoletti, top scorer con 19 punti. Tra gli ospiti in evidenza Bigarelli con 17 sigilli.

Una vittoria di importanza vitale perché Potenza Picena è attesa da due trasferte intervallate dalla giornata di riposo che osserverà nel quinto turno di andata. Aver capitalizzato la sfida interna permette a Monopoli e compagni di prepararsi con serenità.

Centrale Fabrizio Garofolo:Sono stati utilissimi gli allenamenti mirati a muro e in attacco voluti da coach Rosichini in settimana. Siamo stati bravi a tenere sempre la testa sulle spalle e a non guardare mai indietro in caso di errori. Dobbiamo fare tesoro di questo risultato perché torneremo a giocare in casa solo il 18 novembre per il derby”.

IL MATCH

La gara si apre dopo il minuto di silenzio in memoria dell’ex campionessa del mondo Sara Anzanello, stroncata giovedì scorso a soli 38 anni dalla malattia che la affliggeva.

Biancazzurri in campo con capitan Monopoli al palleggio per l’opposto Paoletti, Larizza e Garofolo centrali, Di Silvestre e Gozzo laterali, D’Amico libero.

Gli ospiti rispondono con la diagonale Negron-Bigarelli, Aprile e Usai al centro, Szewczyk e Fantini in banda, Zito libero. In panchina tra gli ospiti anche lo schiacciatore Di Fino, a Potenza Picena nell’annata 2004/05 in Serie B.

Ospiti intraprendenti in avvio (7-9). Il set è vivace, con sorpassi (10-9) e controsorpassi (10-11). La GoldenPlast comincia a fare sul serio con Paoletti e Di Silvestre. L’ace di Garofolo vale il 15-12. Larizza non è da meno con il colpo del 20-16 dai 9 metri. I padroni di casa, più precisi, ipotecano il parziale grazie all’infrazione dei rivali (24-19). Alla seconda palla set Potenza Picena chiude sulla battuta a rete di Szewczyk (25-20). Gli 8 punti di Bigarelli col 73% di positività non salvano la Conad, tradita da 8 errori.

All’inizio del secondo set potentini avanti 8-7 dopo 3 punti di fila suggellati dal muro di Paoletti. L’opposto ha la mano calda (13-10), ma Lamezia non molla (13-13). Sulla magia di Gozzo, Potenza Picena va in doppio vantaggio (16-14). Monopoli effettua una difesa pazzesca e Garofolo finalizza (18-15). Salvataggio perfetto anche per D’Amico con punto di Di Silvestre (19-15). Gli avversari si avvicinano (19-17), ma Rosichini catechizza i suoi e arriva un altro strappo (21-17). Paoletti chiude i giochi dai 9 metri con il decimo punto personale nel set (25-19). Dominio biancazzurro a muro (5-1) e in attacco (53%-29%).

GoldenPlast “feroce” in avvio di terzo parziale (7-3). Larizza blinda il muro (10-5). La compagine calabrese cerca di reagire (11-8) e mette in apprensione i beniamini di casa (13-11), ma nei momenti più delicati Paoletti si fa sentire (15-11). Szewczyk tiene aperto il set (17-15), il sestetto di Rosichini lascia solo intravedere la “terra promessa” del pari allungando (19-15). L’attacco di Paoletti e l’ace di Larizza mettono alle corde gli avversari (22-16). Il muro di Paoletti vale il 24-17. Garofolo “abbatte” la difesa ospite per il 25-18 finale.

Calendario senza tregua per gli uomini di Gianni Rosichini, impegnati giovedì 1 novembre alle 18.00 sul campo del PalaBigi contro la Conad Reggio Emilia per il 4° turno di andata.


Hamilton vince il quinto Mondiale e arriva a Fangio

Un anno perfetto. Praticamente nessun errore per il neo cinque volte campione del mondo di Formula 1 Lewis Hamilton che ieri, nell’autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico, ha portato a casa il titolo iridato con ben due gare di anticipo sul calendario della stagione 2018. Per un anno iniziato con grandi aspettative da parte del popolo ferrarista non rimane altro da fare che applaudire il campione britannico, vero e unico protagonista della seconda parte della stagione. A partire da Monza – quando Hamilton ha conquistato il primo gradino del podio sotto i fischi dei tifosi Ferrari – il dominio assoluto di Mercedes e i troppi errori commessi da Sebastian Vettel, non hanno lasciato molti dubbi sulla meritata vittoria del trentatreenne. Per lui un grande anno sotto ogni punto di vista ma soprattutto il punto massimo della maturità del pilota, finalmente libero da quelle insicurezze che lo hanno frenato in passato. Mentre crescono tantissimi giovani talenti, con ogni probabilità campioni del futuro come Leclerc e Verstappen (vincitore del Gran Premio del Messico), Hamilton rimane un punto fermo per la Formula 1 attuale. Mito dentro e fuori dalla pista – con quella personalità e gli interessi nel mondo hollywoodiano che lo hanno reso celebre anche ai non appassionati – Lewis non si è mai lasciato distrarre dai suoi avversari, rimanendo concentrato sull’unico obbiettivo dell’anno: raggiungere Fangio. Ai piedi dell’inimitabile e solo Michael Schumacher, unico pilota ad aver vinto sette titolo mondiali nella sua carriera, Hamilton raggiunge così lo stesso numero del pilota iconico degli anni 50, sorpassando proprio Sebastian Vettel, quattro volte campione del mondo. 

Dietro al successo dell’uomo di punta Mercedes c’è un passato che gli ha dato spalle forti e, più di ogni altra cosa, una voglia di riscatto senza paragoni. Il padre infatti, suo primo manager e sostenitore, si indebitò a partire dal 1991 per dargli la possibilità di correre sui kart e mostrare al mondo le sue qualità innate.
Per un giovanissimo pieno di talento e di voglia di arrivare come lui farsi notare non è mai stato un problema e infatti all’età di dodici anni Hamilton viene messo sotto contratto dalla squadra di Formula 1 McLaren. Dopo anni di difficoltà, in un panorama costosissimo come quello motoristico, per la famiglia Hamilton si è vista l’ombra di un riascatto e per il giovane Lewis la concreta possibilità di una rivincita nei confronti di chi, al suo contrario, ha sempre avuto le porte aperte e le strade spianate.

L’arrivo in Formula 1 nel 2007, con quel rapporto difficilissimo con Fernando Alonso in McLaren, il primo titolo del mondo vinto già nel 2008 a soli ventitrè anni, il più giovane nella storia fino all’arrivo di Sebastian Vettel nel 2010, e poi anni di arenamento, sofferenza e poca fortuna.

La ribalta arriva nel 2014 con quello che persiste tutt’ora nel mondo della Formula Uno come il “dominio Mercedes”: vinse, senza rivalità, il titolo in tre diverse stagioni. Nel 2016, unico anno in cui la Mercedes ha coronato campione del mondo un altro pilota, Hamilton si è visto rubare il titolo proprio da quel ragazzino che guidava i kart con lui: Nico Rosberg.

Il 2017 è stato quindi per Hamilton un anno di ribalta, in cui ha dovuto dimostrare di nuovo la sua supremazia nel mondo della Formula Uno ed è riuscito a farlo mantenendo il controllo e la costanza in una stagione piena di colpi di scena. Ma il vero successo finale, quello che lo ha portato nell’albo d’oro dei grandissimi insieme a Fangio e Schumacher, è quello che si è appena concluso con un tirato quarto posto nel Gran Premio del Messico.

L’anno del successo portato a casa in pista, di una Mercedes forte ma non così dominante, l’anno del vero combattimento ad armi pari. Un anno vinto e strsvinto dal britannico caraibico che, al contrario di tutti gli altri intorno a lui e Vettel per primo, non ha mai commesso errori. E per il campione che ha vinto tutto non resta che continuare la sua carriera in Mercedes – dove ha da poco rinnovato firmando un contratto biennale – per cercare di raggiungere anche l’ultimo mostro sacro: Michael Schumacher. 

Serie B, Crotone-Salernitana 1-1: ai granata non basta Bocalon

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La Salernitana sfiora il colpo allo “Scida” di Crotone ma deve accontentarsi di un pareggio che nel complesso è apparso più che giusto. Match condizionato dal forte vento che ha imperversato per tutto il primo tempo, rendendo così difficile costruire azioni degne di nota. Va meglio nella ripresa con i granata che passano in vantaggio, dopo appena cinque minuti, grazie ad una zampata di Bocalon. I padroni di casa reagiscono subito costringendo Micai ad un paio di interventi prodigiosi, fino a trovare il pari con Symi a cinque minuti  dalla fine. Quinto risultato utile consecutivo per la formazione di Colantuono che sale al quarto posto, ma deve ancora rimandare l’appuntamento con la vittoria esterna.

LA PARTITA:

Colantuono, sempre alle prese con le assenze di Schiavi, Akpa Akpro e Perticone, conferma il 3-4-1-2 visto contro il Perugia: Micai in porta, difesa con Mantovani a destra, Migliorini al centro e Gigliotti a sinistra. A centrocampo, Di Tacchio e Odjer agiscono in mezzo, mentre Casasola e Vitale presiedono le corsie laterali. In attacco, Mazzarani a supporto delle punte Jallow e Bocalon, che parte dal primo minuto. Panchina per Djuric.

4-3-1-2 per il Crotone di Stroppa: Cordaz tra i pali, in difesa da destra verso sinistra Faraoni, Sampirisi, Vaisanen e Martella. A centrocampo, Rhoden, Barberis e Molina.  In attacco, Stoian dietro le punte Budimir e Firenze.

Primo tempo:

Prima frazione di gioco condizionata dal forte vento e dunque priva di azioni degne di nota. Al 5′, sugli sviluppi di un corner,  Vaisanen appoggia involontariamente la sfera sulla testa di Bocalon, che la gira prontamente in porta sfiorando la traversa. Al 34′, Sampirisi stacca tutto solo in area granata senza trovare lo specchio della porta. Poi più nulla fino alla fine del tempo.

Secondo tempo:

La ripresa comincia con ben altri ritmi. Al 5′,  Bocalon sblocca il risultato correggendo in rete un assist di testa di Mantovani. I padroni di casa però non ci stanno e, al 55′, Barberi lancia Budimir che in piena area non controlla perfettamente e si fa anticipare da Vitale. Due minuti dopo, primo cambio nella Salernitana: Odjer è vittima di un risentimento muscolare e viene sostituito da Castiglia. Al 65′,  sempre Budimir è protagonista di una  bella girata con la palla che termina alta. Al 72′, secondo cambio tra i granata: entra Djuric, fuori Bocalon. Poco dopo è la volta di Simy a prendere il posto di Stoian nel  Crotone. Al 75′, rete annullata ai padroni di casa per fuorigioco di Rhoden. Cinque minuti più tardi, Micai si supera volando a deviare un colpo di testa da due passi di Budimir. Al 79′, entra Bellomo per Jallow, ma la Salernitana fatica ad uscire dalla propria area. All’ 85′, il Crotone trova il pareggio con Simy che buca Micai. Nel finale protagonista è ancora l’estremo difensore granata che difende con bravura il risultato.

Il Tabellino:

CROTONE ( 4-3-1-2): Cordaz, Faraoni , Sampirisi , Vaisanen, Martella , Rhoden, Barberis, Molina ( 59’st Crociata), Stoian  (74’st Simy), Budimir, Firenze. A disp: Festa , Curando, Cuomo, Golemic, Figliuzzzi, Crociata, Zanellato, Marchizza, Nanni, Simy, Valietti, Aristotele. All. Giovanni Stroppa 

SALERNITANA (3-4-1-2): Micai, Mantovani, Migliorini, Gigliotti, Casasola, Odjer  ( 60’st Castiglia), Di Tacchio, Vitale, Mazzarani, Bocalon  (73’st Djuric ), Jallow (81’st Bellomo). A disp: Vannucchi, Djuric , Bellomo, Palumbo, Castiglia, Orlando,  Anderson, Lazzari, Pucino , Di Gennaro, Vuletich. All. Stefano Colantuono 

Marcatori: 50’st Bocalon (S), 85’st Simy ( C)

Arbitro: Ros Riccardo ( Pordenone )  , A/A: Margan / Gamal 

Angoli: 6-11

Recuperi: 0’pt,  5’st 

Ammoniti: Bocalon  ( S ), Casasola  ( S)

In attesa di Lazio – Inter: probabili formazioni, statistiche e quotazioni

Nel Monday Night della X giornata la Lazio ospita l’Inter all’Olimpico in una sfida che ha già sapore di Champions come quella dello scorso 20 maggio, chi vince blinda il terzo posto.

Le formazioni – I biancocelesti si presentano consapevoli del gioco ritrovato e delle buone prestazioni in campionato ed Europa League, Inzaghi deve ancora sciogliere il dubbio su chi giocherà sulla trequarti alle spalle di Immobile tra Luis Alberto e Correa con l’ex Atletico Madrid favorito mentre Badelj potrebbe rilevare Lucas Leiva uscito malconcio dalla sfida del Velodrome.

LAZIO (3-5-1-1): Strakosha; Luiz Felipe, Acerbi, Radu; Marusic, Parolo, Badelj, Milinkovic-Savic, Lulic; Correa; Immobile

Stato d’animo simile per gli ospiti nonostante la sconfitta al Camp Nou nell’ultimo turno di Champions League che non ha diminuito le convinzioni di passaggio del turno, dubbi anche per Spalletti su chi schierare sulla trequarti con Borja Valero che non ha convinto al massimo e Martinez e Keita pronti a giocarsi una maglia da titolare; in mediana dovrebbe giocare Gagliardini mentre sulla fascia Dalbert dovrebbe far rifiatare Asamoah.

INTER (4-2-3-1): Handanovic; Vrsaljko, De Vrij, Skriniar, Dalbert; Gagliardini, Vecino; Politano, Lautaro Martinez, Perisic; Icardi

Le quotazioni – I bookmakers vedono favorita la Lazio per la vittoria finale a causa dell’ottimismo riportato dal gioco concreto della squadra di Inzaghi, anche se i nerazzurri vogliono rialzare la testa dopo la sconfitta contro il Barcellona e continuare a fare punti in campionato per blindare il terzo posto.

Per Bwin una vittoria dei padroni di casa è quotata 2.40, il pareggio 3.30 mentre una vittoria della squadra di Spalletti è data a 3.00, su bet365 una vittoria dei biancocelesti è data a 2.40, il pareggio 3.50 mentre una vittoria dell’Inter è quotata 2.90

Serie A, Cagliari-Chievo finisce 2-1

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La decima giornata del campionato di Serie A ha visto impegnati il Cagliari e il Chievo alla Sardegna Arena. I padroni di casa vincono per 2-1 sui veronesi, che pur avendo segnato un gol non trovano il pareggio.

Il Cagliari così guadagna tre punti che lo portano a quota 13 e lo piazzano a metà classifica. Il Chievo invece, dopo l’ennesima sconfitta si fossilizza nel punteggio di -1 e resta fanalino di coda del campionato.

LE SQUADRE:

CAGLIARI(4-3-1-2): Mister Maran schiera i suoi con un 4-3-1-2, con Pavoletti e Joao Pedro in attacco, Castro in cabina di regia, dietro appunto alle due punte. A centrocampo Ionita, Bradaric e Barella mentre in difesa riconfermati Srna, Pisacane, Ceppitelli e Padoin. Cragno tra i pali.

CHIEVO (5-3-2): Ventura per la sua squadra sceglie di giocare con il 5-3-2, rafforzando così la difesa. Sorrentino in porta, Jaroszynski, Rossettini, Cesar, Bani, De Paoli in difesa. A centrocampo Giaccherini, Radovanovic, Rigoni mentre in attacco Meggiorini e Stepinski.

PRIMO TEMPO:

Gian Piero Ventura, allenatore del Chievo.

Si presenta subito al 1’ per il Cagliari l’occasione del vantaggio, con Barella che tira di sinistro. Cinque minuti più tardi sempre il centrocampista tira a giro dai 25 metri ma ancora nulla di fatto. Al 10’ Joao Pedro è vicino a portare in vantaggio la sua squadra, approfittando di un errore nel rinvio di Sorrentino. Calcio d’angolo per il Cagliari al 14’, lo tira Joao Pedro, Pavoletti intercetta il pallone in area e segna di testa al 15’. Cagliari in vantaggio. Al 20’ altro calcio d’angolo, battuto sempre da Joao Pedro, un difensore del Chievo fa da sponda per Srna che tira col destro ma non trova la porta. 27’ il Chievo cerca la conclusione con Radovanovic dal fondo, niente di fatto. 

Il primo ammonito del match è Giaccherini per un intervento brusco su Srna. Al 38’ Joao Pedro sfiora il palo tirando di sinistro. Al 41’ Giaccherini su assist di Stepinski prova ad avvicinarsi alla porta avversaria ma viene anticipato da Ceppitelli. Rossettini viene ammonito per aver fermato una ripartenza. 43esimo minuto De Paoli con un destro rasoterra sfiora il palo alla destra di Cragno.  Primo tempo che termina con il vantaggio del Cagliari per 1-0 su un Chievo che non riesce ad essere offensivo. 

SECONDO TEMPO: 

Poco dopo il fischio d’inizio il Chievo si avvicina al pareggio: prima Cragno respinge un tiro di Giaccherini, poi sulla ribattuta ci prova Stepinski che però non conclude. Al 54’ Joao Pedro batte la punizione ma trova il muro della barriera. Due minuti dopo Barella subisce fallo da parte di Rigoni che viene ammonito. Al 59’ il Cagliari raddoppia, con Castro che su assist di Pavoletti tira di potenza dalla distanza. Sorrentino non può nulla contro l’ex compagno. 63’ Meggiorini ammonito per essere intervenuto bruscamente su Castro. Un minuto più tardi primo cambio per il Chievo, fuori Meggiorini dentro Birsa. Al 68’ cambio per il Cagliari, esce Pavoletti, al suo posto Cerri. 

Minuto 72, De Paoli la mette in mezzo per Stepinski che però non trova la conclusione.  Al 76’ esce Bradaric ed entra Cigarini. Tre minuti più tardi Stepinski firma il gol del 2-1 su assist di De Paoli. Altro cambio per il Chievo che all’81esimo cambia Jaroszynski con Klyine ammonito poco dopo per un fallo su Ceppitelli. Al minuto 85’ il centrocampista Barella viene sostituito dal compagno Dessena. Ultimo cambio per il Chievo: esce Radovanovic, entra Pellissier. Stepinski cerca il pareggio con un tiro che però vola sopra la porta. Cartellino giallo per Cerri al 90’. I minuti di recupero sono 3. Stepinski è l’ultimo ammonito della gara al 92esimo. 

La partita si chiude con la vittoria in casa del Cagliari contro il Chievo per 2-1. 

IL TABELLINO: 

CAGLIARI (4-3-1-2): Cragno 7; Srna 6.5, Ceppitelli 6, Pisacane 6, Padoin 6; Ionita 6, Bradaric 6 (dal 76′ Cigarini s.v.), Barella 6.5 (dall’85’ Dessena s.v.); Castro 7; Joao Pedro 7, Pavoletti 7.5 (dal 68′ Cerri s.v.).
Panchina: Aresti, Rafael, Andreolli, Faragò, Romagna, Sau.
Allenatore: Rolando Maran 6.5.

CHIEVO (3-5-2): Sorrentino 5.5; Bani 6, Rossettini 6, Cesar 6; Depaoli 6.5, Rigoni 6, Radovanovic 5.5 (dall’87’ Pellissier s.v.), Jaroszynski 6 (dall’81’ Kiyine s.v.); Giaccherini 6.5; Meggiorini 5 (dal 64′ Birsa 6), Stepinski 7.
Panchina: Seculin, Semper, Tanasijevic, Obi, Burruchaga, Hetemaj, Leris, Grubac.
Allenatore: Gian Piero Ventura 6.5.

MARCATORI: Pavoletti (15’), Castro (59’), Stepinski (79’).

AMMONITI: Giaccherini, Rossettini, Rigoni, Meggiorini, Klyine, Cerri, Stepinski. 

ARBITRO: Marco Piccinini (Forlì) 



Suso salva Gattuso: Milan – Sampdoria 3-2

“Voglio 11 cani rabbiosi”: al di là della metafora più o meno appropriata, con queste parole Rino Gattuso aveva caricato la vigilia di Milan-Sampdoria, gara etichettata come quella del riscatto dopo i passi falsi nel derby e quello di giovedì in Europa League con il Betis. E gara del riscatto è stata, anche se i milanisti hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per avere la meglio di un’ottima Sampdoria guidata alla grande da Marco Giampaolo.

La partita comincia con la notizia della defezione di Bonaventura che lascia il posto all’uruguagio Laxalt e con la novità dell’inedito 4-4-2 con il quale Cutrone e Higuain cominciano finalmente per la prima volta una partita dall’inizio.  I primi 15 minuti sono sostanzialmente di stallo, con le 2 squadre bloccate che cercano di studiarsi per scoprire i punti deboli di entrambe. Al 17’ però arriva il primo squillo della gara, ed è targato Milan: grandissimo cambio di gioco di Rodriguez che pesca Suso, cross pennellato per la testa di Cutrone che di testa batte Audero, bagnando col secondo goal in campionato la sua prima volta da titolare in stagione. Nemmeno il tempo di godersi la gioia per l’immediato vantaggio che la Samp, sull’asse Quagliarella-Saponara, mette a nudo i soliti limiti difensivi dei rossoneri: siamo 1-1 con il classico goal dell’ex.

A questo punto riemergono i recenti fantasmi psicologici dei padroni di casa, e gli ospiti ne approfittano col goal di Quagliarella, che con un sinistro al volo da dentro l’area su splendido lancio di Praet fredda l’incolpevole Donnarumma. Fischi copiosi e panchina di Gattuso che torna pericolosamente a traballare. Dato però che il calcio premia sempre, o molto spesso, chi osa, l’intuizione di Gattuso di presentarsi con le 2 punte porta il Milan al pareggio sul finire del primo tempo: uno-due al limite dell’area tra il Pipita e il Cutrone, con l’argentino che chiude l’azione freddando il portiere ligure sul primo palo. Riemerse dall’intervallo, entrambe le squadre presentano gli stessi 11 con cui avevano iniziato il match. E sono i rossoneri a spingere subito sull’acceleratore, con Suso che con un tiro a giro dal limite al 62’ porta in vantaggio i suoi ridando ossigeno a tutto il mondo Milan.

Il resto della gara è un susseguirsi di emozioni, con la squadra di Gattuso che si copre e si difende dagli assalti della Samp, cercando di ripartire in contropiede per chiudere la partita. E l’occasione capita al minuto 88, con Laxalt che imbeccato da Suso prima si fa rimpallare il colpo di testa da Tonelli e poi sul proseguo dell’azione colpisce il palo esterno con un tiro “sbucciato” sull’uscita del portiere. Quando il quarto uomo poi alza il tabellone indicando i 4 minuti di recupero, i ricordi nefasti della partita con l’Atalanta minacciano i cuori palpitanti dei tanti tifosi rossoneri allo stadio e a casa, ma questa volta l’esito è diverso: finisce 3-2, con piccola polemica finale di Gattuso col quarto uomo, reo di aver suggerito all’arbitro di allungare il recupero di altri 30 secondi. Alla fine, però è baci e abbracci. Gattuso può vivere sereno almeno fino al recupero della prima giornata di mercoledì sera col Genoa e godersi il quinto posto in coabitazione con la Roma a 3 punti dalla Lazio quarta. Aspettando buone nuove da Madrid…

TABELLINO

MILAN – SAMPDORIA 3-2

MILAN (4-4-2): Donnarumma; Calabria (78’ Abate), Romagnoli, Musacchio, Rodriguez; Suso, Kessie’, Biglia, Laxalt (89’ Calhanoglu); Cutrone (76’ Castillejo), Higuain

Allenatore: Gattuso

SAMPDORIA (4-3-1-2): Audero; Bereszynski, Tonelli, Andersen, Murru (29’ Sala); Linetty, Ekdal, Praet; Saponara (77’ Caprari); Defrel (60’ Kownacki), Quagliarella

Allenatore: Giampaolo

Marcatori: 17′ Cutrone, 21′ Saponara, 31′ Quagliarella, 36′ Higuain, 62′ Suso

Arbitro: Maresca 5,5

Ammoniti: Linetty, Sala, Abate, Kessiè

EL CLASICO: il pokerissimo del Barça stende i Blancos!

A Barcellona torna di scena El Clasico. Per la prima volta dopo 10 anni, non scendono in campo Ronaldo e Messi, il primo impegnato nella sua nuova avventura alla Juventus e, il secondo, ancora in tribuna per riprendersi dall’infortunio rimediato contro il Siviglia.

Se per i padroni di casa l’assenza della Pulce non sembra farsi sentire, per i Blancos l’effetto CR7 è più che mai presente. Il Real ha vinto soltanto una delle ultime sette partite, precedenti il Clasico di Spagna, segnando soltanto tre goal. Anche oggi, la squadra di Lopetegui è stata in balia di un Barcellona che, dopo il momento no di qualche settimana fa, ha ritrovato goal e bel gioco, nonostante l’assenza del suo numero 10. Grazie a questa vittoria, i ragazzi di Valverde mantengono il primato a +2 dall’Atletico Madrid, mentre il Real Madrid scivola al 9o posto.

Formazioni.

BARCELLONA: 4-3-3

Ter Stegen

Alba, Lenglet, Piqué, Sergi Roberto

Arthur, Busquets, Rakitic

Coutinho, Suarez, Rafinha

All. Valverde

A disposizione: Malcom, Cillessen, Chumi, Semedo, Dembele, Vidal, Munir

REAL MADRID: 4-3-3

Courtois,

Marcelo, Ramos, Varane, Nacho

Kroos, Casemiro, Modric

Isco, Benzema, Bale

All. Lopetegui

A disposizione: Odriozola, Vazquez, Ceballos, Valverde, Mariano, Asensio, Navas

Primo tempo. La prima occasione della partita capita sui piedi di Benzema. Il francese non sfrutta l’assist di Bale, mettendo fuori. Al 10′ minuto, è già vantaggio Blaugrana, grazie alla rete dell’ex Liverpool Coutinho, che batte Courtois con un tiro nell’angolino basso. Il Real prova a rendersi pericoloso con le conclusioni di Bale e Marcelo, respinte dal tedesco Ter Stegen, ma è il Barcellona a segnare il raddoppio. Suarez viene atterrato in area da Varane. Dopo la consultazione del VAR, l’arbitro concede il rigore che viene trasformato dal Pistolero, al 29′. La partita inizia a farsi nervosa in questa fase, con falli da entrambe le parti. Al 41′ ci prova Rafinha, ma la palla finisce alta e, quasi allo scadere del primo tempo, Isco, che spedisce la palla a lato. Le due squadre vanno negli spogliatoi sul 2-0.

Secondo tempo. È immediata la reazione degli ospiti, che trovano il pari con la rete di Marcelo, al 49′. Il terzino brasiliano batte Ter Stegen con un tiro di destro da centro area e accorcia le distanze. Al 54′, Benzema ha l’occasione per pareggiare ma, da centro area, mette il pallone a lato. Un minuto dopo, dalla stessa posizione Modric colpisce il palo. Continua ad attaccare il Real in cerca del pareggio, ma gli attacchi non vanno a buon fine, e, al 74′, i blaugrana si riportano a +2 con la seconda rete di Suarez, che insacca con un colpo di testa su cross di Sergi Roberto. I Blancos ci provano, ma all’82′ subiscono il poker. È ancora Sergi Roberto a servire Suarez per il goal. Il numero 9 del Barça batte Courtois con un tiro dalla destra dell’area di rigore e trova la tripletta personale.

A chiudere definitivamente la partita ci pensa Vidal, che, entrato in campo da appena due minuti, trova il goal con un colpo di testa, su assist di Dembele. Il verdetto del campo è chiaro; 5-1, risultato severo per i Blancos, che devono ancora ritrovare la forma dell’avvio di stagione.

GOAL: 10′ Coutinho, 29′, 75′, 83′ Suarez, 49′ Marcelo, 86′ Vidal

SOSTITUZIONI.

BARCELLONA: 69′ Semedo per Rafinha, 74′ Dembele per Coutinho, 84′ Vidal per Arthur

REAL MADRID: 45′ Vazuez per Varane, 77′ Asensio per Bale, 82′ Mariano per Marcelo

AMMONITI.

BARCELLONA: Rakitic, Suarez

REAL MADRID: Nacho, Bale,