Yamaha è arrivata a Valencia con il mal…di valvole! Ok spieghiamo: alla vigilia del GP di domenica scorsa, la casa di Iwata è stata penalizzata per aver impiegato valvole non conformi al motore omologato presso la Dorna. Il costruttore si vede tolti 50 punti nella classifica delle marche, più i punti in quella dei team (25 per il team factory, 37 per il Team Petronas). Il fattaccio risale al doppio GP di Jerez.
Yamaha non presenterà alcun appello contro la decisione, ed ha spiegato la propria versione dei fatti. In questo articolo approfondiremo la vicenda che, oltre ad agitare il paddock, ha creato molto imbarazzo.
Che ha combinato la Yamaha con le valvole per farsi penalizzare?
Prima d’iniziare, dobbiamo fare un’importante precisazione. Come sappiamo, i motori nella MotoGP hanno specifiche congelate: una volta prodotti, non possono essere più modificati (tranne se hai le concessioni). Per verificare ciò, ogni marca deve depositare un motore campione presso la MSMA, l’associazione dei costruttori. Il motore da gara deve essere identico a quello campione. Vengono posti dei sigilli, per evitare manipolazioni.
Nelle prime due gare della stagione, la Yamaha domina la scena. Fabio Quartararo vince per distacco sia il GP di Spagna che quello di Andalusia. Maverick Vinales finisce due volte secondo, con Valentino Rossi che nel secondo appuntamento chiude un podio tutto “blu”.
Non mancano però le criticità. Proprio Rossi nel primo GP si deve ritirare per una rottura. Franco Morbidelli abbandona la seconda gara per un problema analogo. Tutti i guasti sono legati al motore, che diventa un vero e proprio dilemma.
Nelle tre gare successive, Yamaha va in crisi. Tra la Repubblica Ceca e le due gare del Red Bull Ring, la M1 sale sul podio una sola volta, con Morbidelli a Brno. Le M1 continuano a rompere motori su motori.
Alla vigilia del GP di Stiria, la Yamaha convoca una riunione della MSMA per fare una proposta shock: rompere i sigilli e modificare i propulsori!
Le altre case si oppongono, e manca l’unanimità necessaria per approvare la mozione. Yamaha decide alla fine di ritirarla, e di risolvere il problema in altro modo. Decide di ridurre il regime massimo di 500 giri. Per la…gioia dei piloti, che lamentano ancora deficit di potenza in rettilineo.
All’inizio, si pensa che Yamaha volesse solamente correggere un difetto di fabbrica, una cosa che ogni tanto può capitare. In verità, l’opposizione delle case deriva dal fatto che scoprono che la casa avversaria ha adottato valvole di un differente fornitore, cosa che agita lo scandalo. Il motore campione monta un determinato pezzo, non si può usare un componente diverso!
La versione di Yamaha è quella di aver dovuto cambiare fornitore, dopo che quello precedente ha smesso la produzione. Ma assicura che le due parti sono identiche, con le stesse specifiche. Cambia solo il posto dove sono fabbricate!
Danny Aldridge, direttore tecnico della MotoGP, vuole vederci chiaro, e manda un campione delle valvole incriminate a fare un’esame. Si rivolge all’Università di Padova, chiedendo di verificare se la valvola nuova ha davvero le stesse specifiche di quelle campione. Dalle analisi fatte, risulta che la valvola nuova ha un tasso di durezza del 50% inferiore rispetto a quelle standard. Insomma, sono due pezzi diversi.
A Valencia, la direzione gara punisce la Yamaha. La casa perde 50 punti nella classifica costruttori, e 25 nella classifica team, a cui si aggiungono i 37 punti persi dal Team Petronas. Decidono di graziare i piloti, i quali mantengono i propri punteggi. Seguono polemiche tra gli organi di stampa e soprattutto tra le altre squadre, che accusano Yamaha di avere barato.
La versione di Yamaha
Un altro aspetto della Yamaha non convince, e cioè le spiegazioni dei diretti interessati. Lin Jarvis, managing director del reparto corse, aveva assicurato che non c’erano differenze tra un componente e l’altro: “Non c’è stato alcun vantaggio in termini di prestazioni“, ha detto il britannico alla rete televisiva BT Sport. “Il problema è iniziato durante la pianificazione per la stagione 2020. Il nostro normale fornitore di valvole, che abbiamo utilizzato lo scorso anno, ci ha detto che non era in grado di produrre determinati tipi di valvola. Per questo motivo, Yamaha Japan ha acquistato valvole con un design e specifiche identiche da un altro fornitore. In Yamaha, l’opinione era che queste valvole fossero uguali per i regolamenti“.
La Yamaha ribadisce lo stesso concetto, e cioé che hanno sbagliato in buona fede. I giapponesi insistono sul fatto che le due valvole sono uguali, e che il loro unico errore è stato quello di aver interpretato male il regolamento. Un malinteso, insomma, e nulla più.
“Yamaha Motor Co. Ltd. riconosce, rispetta e accetta la decisione della FIM sui protocolli non corretti che sono stati seguiti“, si legge nel comunicato ufficiale. “A causa di una supervisione interna ed una scorretta interpretazione dell’attuale regolamento, Yamaha ha omesso di dare una comunicazione preventiva e di chiedere l’approvazione della MSMA per l’uso di valvole da due produttori“.
“Yamaha desidera mettere in chiaro che non c’è stato dolo nell’usare valvole di due fornitori diversi che sono state prodotte secondo una specifica progettuale comune“.
La casa non presenterà appello per la decisione della Federazione Internazionale.
Queste dichiarazioni non convincono nessuno. La scienza ha stabilito che la storia delle valvole identiche non è vera, e quindi è poco credibile che sia tutto frutto di un equivoco. Dicono inoltre che i propulsori incriminati sono stati usati solo a Jerez, ma anche questo non è vero. Infatti, risulta che Vinales abbia girato nelle libere in Austria con un motore con le valvole irregolari.
Questa mancanza di trasparenza getta un’ombra sulla condotta di Yamaha, sulla quale aleggia lo spettro dell’imbroglio. Oltre che a mettere in imbarazzo l’intero paddock della MotoGP.