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Casey Stoner contro l’euforia dei piloti italiani: frecciata ai piloti europei

Uno dei piloti più amati nell’ambito della MotoGP sicuramente Casey Stoner, due volte campione del mondo. L’australiano entrò nel cuore degli appassionati proprio per l’impresa compiuta sulla Desmosedici del 2007, all’interno di una stagione magica dominata da inizio alla fine, unico a portare il titolo iridato piloti alla Ducati. Tra lo stupore generale, Stoner annunciò il proprio ritiro nel 2012, come motivazione il fatto che non riusciva più a divertirsi. All’australiano venne diagnosticata la sindrome da stanchezza cronica, che gli rendeva quasi impossibile lo svolgimento delle più banali attività quotidiane. Nonostante questo, è rimasto molto vicino al mondo della MotoGP e lo scorso anno si è recato a Portimao per seguire nel paddock la gara. Per la sua presenza e per i suoi sapienti consigli rimase estasiato Pecco Bagnaia, che alla fine della settimana consiglia a Ducati, una buona e fruttuosa collaborazione con l’ex pilota. Casey sarebbe perfetto per il ruolo di consulente per la stagione 2022 che sta per partire, ma al momento sembra che la sua richiesta sia rimasta inascoltata; non è dichiarato il compenso richiesto da Stoner, ma per il futuro nulla è escluso. L’australiano resta uno dei piloti più acclamati dell’ultimo ventennio, assieme a Valentino RossiJorge Lorenzo Dani Pedrosa. Con l’addio di Rossi, convinto e maturo a Valencia, la sensazione è che “i piloti top class” abbiano perso qualcosa in materia di fascino. Ora ci sono giovani che in quanto a fasciano non sono proprio la stessa cosa, mi spiace.

Casey Stoner non le ha mai mandate a dire, nelle sue interviste.

Podcast, la voce racconta al Gypsy Tales. Qualche tempo fa, l’australiano tornò sull’episodio del 2008 a Laguna Seca, quando Valentino Rossi lo superò al Cavatappi con una manovra entrata nella storia. Stoner intervistato nella serie “Tales of Valentino”, disse senza fatica: ”Dopo quella corsa non siamo diventati nemici come in molti pensano. Quell’esperienza mi insegnò a diventare più aggressivo e duro in pista”. Pensiamo alle celebrazioni post gara di Valentino Rossi, che durante la sua carriera si è sempre distinto per le sue esultanze molto particolari e coreografiche, fatte, a volte, di veri e propri “teatrini” subito dopo aver tagliato la bandiera a scacchi.  L’australiano ora, punta il dito contro i festeggiamenti post gara, con un sottile riferimento al team di Valentino Rossi: Sembrava una festa per la vittoria del Mondiale, non di un GP”, ed era tutto pianificato: in realtà volevano far capire ai rivali che avevano perso Non è un mistero che Stoner sia diametralmente opposto verso molti piloti del Motomondiale. Questa diversità di opinioni si dice abbia contribuito al ritiro dalla MotoGP nel 2012 a “soli” 27 anni. Racconta tutta una serie di argomenti che lo infastidiscono degli italiani, come i festeggiamenti durante il giro di rientro dopo un’ottima gara, l’esultanza con lo spirito e il cuore caldo italiano, con i suoi estremismi ed i mille portafortuna, i riti prima della gara e le abitudini post gara. Stoner ammette di essere sorpreso dall’estrema cura dei dettagli di queste celebrazioni: “L’obiettivo era mostrare all’avversario che aveva perso o non aveva vinto la gara. Era come il vincitore se avesse conquistato il Mondiale e non solo una gara”.

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Un pilota si confessa: si aspettano tutto ogni week end

I veri nemici da affrontare nella vita non hanno avuto il nome di Valentino Rossi o Jorge Lorenzo. La rabbia delle dichiarazioni a volte maschera altri scheletri, ma per continuare a vivere bisogna accettarli e ammettere che esistono. Casey combatte una guerra personale, fisica e mentale, affronta due patologie: prima l’affaticamento cronico, poi l’ansia, diagnosticata nel 2019. Parla e si sfoga sul podcast Gypsy Tales:C’erano dei giorni che ero malato come un cane. Poi c’erano quei weekend dove più forte andavo in pista, più volevo morire. Un tipo difficile e arrabbiato con il suo corpo per averlo tradito, convinto che una patologia cronica non deve prendere il controllo della propria vita. Conferma con rammarico Stoner: Quando l’ansia arriva anche la mia schiena si blocca”. Sarebbe più facile non essere al centro dell’attenzione, forse un uomo tranquillo di fronte ad una folla di migliaia di persone, magari non ci pensa e tutto va bene: “Le folle e i media, non mi hanno mai messo a mio agio”. Negli ultimi due Mondiali corsi in MotoGP, che con la Honda gli hanno portato il titolo Piloti nel 2011 e un terzo posto nel 2012, aveva un team di 70 persone che lo assistevano e che si aspettavano che, come pilota numero uno, vincesse ogni fine settimana; questo influisce tantissimo ed ha un peso psicologico schiacciante. Alla fine del 2019 il corpo non riesce più a gestire l’ansia da prestazione, ogni cosa viene amplificata nella sua giornata, diventa difficile, insostenibile. Questa malattia toglie non solo la mobilità ma anche il controllo degli arti, continua Stones: “Non sappiamo ancora esattamente le cause, sono stato molto bravo a ritirarmi.” Ora è più chiaro che a volte parla l’uomo, a volte il pilota, certe volte la rabbia arriva dalla malattia che cancella i sogni di chi soffre o li limita soltanto. Ora il ragazzo dagli occhi verdi cerca di limitare gli sforzi, si concentra sulla sua famiglia e cerca sostegno e comprensione.