Jorge Masvidal è ormai una delle superstar più affermate e conosciute della UFC. Con questo articolo vogliamo dare spazio alla sua biografia, alla sua storia, anche analizzando la sua carriera, letteralmente esplosa nel 2019. Un successo mondiale quello di Masvidal, che ha radici molto lontane, legate ad un percorso che lo ha visto sempre combattere nella vita e nell’ottagono, fino a raggiungere l’apice delle MMA.
Jorge Masvidal, un vero street fighter
Jorge Masvidal nasce a Miami il 12 Novembre del 1984 da madre peruviana e padre cubano. Come spesso accade a Miami diverse culture latine si mescolano fra di loro, generando un ambiente completamente diverso rispetto al resto degli Stati Uniti. Vive con la sua famiglia nella parte West di Miami, quella più povera, quella dove la vita è dura e spesso ingiusta ogni giorno.
Suo padre è stato condannato per omicidio colposo e traffico di droga, quando Jorge aveva appena compiuto 4 anni. Sua madre per proteggerlo dalla dura verità, nascose la vera ragione dell’assenza paterna, raccontando a lui una bugia. Così, fino all’età di 14 anni, il piccolo Jorge credette suo padre un militare in missione. Fino a quando sua madre vedendo il proprio figlio seguire le orme paterne, dopo una brevissima permanenza in prigione, gli raccontò tutta la verità per dissuaderlo dal prendere strade pericolose.
L’importante relazione con il padre, Jorge Masvidal Sr.
Nonostante questo, suo padre Jorge Masvidal Sr. è stato una figura decisiva nella crescita di Jorge Jr. Infatti anche quando in missione, le telefonate con il padre erano frequenti e piene di consigli e suggerimenti. Quando poi Jorge Jr. venne a sapere che il proprio padre era in prigione, non vi fu esitazione, volle vederlo, volle parlare faccia a faccia con lui. Stranamente, non si sentì tradito, anzi la loro relazione si rafforzò.
La storia di Masvidal Sr. racconta di un uomo scappato da Cuba a soli quattordici anni con un’amico. Fuggendo dal regime di Fidel Castro, attraverso una zattera creata con una gomma di un trattore. Per ben sette giorni in balia delle onde e senza acqua potabile, riuscirono miracolosamente a raggiungere prima le Isole Vergini, per poi essere portati a Miami come rifugiati.
Un uomo che nonostante, le sue debolezze, i suoi errori e il suo passato da criminale, agli occhi di Jorge rappresenta un esempio di coraggio, un eroe, per la decisione che riuscì a prendere a soli 14 anni. Inoltre, Masvidal Sr. ha fatto comprendere bene un principio universale al proprio figlio. Per ogni singola azione vi sono conseguenze e noi abbiamo sempre la possibilità di scegliere, quindi ne siamo responsabili.
Combattere per sopravvivere, combattere per vivere
La sua infanzia è stata solitaria e ribelle. Oggi Jorge parla di quel periodo come fondante per ciò che è diventato adesso. La sua vera palestra è stata la strada, come sopravvivere giorno dopo giorno. Infatti, nonostante la madre facesse due lavori, spesso il primo pasto della giornata era quello della mensa a scuola. Non avendo mai avuto dei reali amici si prendeva, anche con ragazzi più grandi di lui. Non temeva nessuno era disposto a combattere per qualunque cosa.
Questo suo atteggiamento aggressivo, non lo portò lontano a scuola. Jorge all’età di 10 anni aveva già capito che l’unica cosa che voleva fare nella sua vita era combattere. La sua motivazione continuò a crescere dopo aver praticato wrestling durante l’high school ed essendosi trovato più volte a fare a pugni per strada. Il suo sogno era diventare un combattente professionista. I suoi idoli erano i pugili Roberto Duran e Julio Cesar Chavez, due latini che come lui adoravano la competizione e il combattimento.
Diventa famoso in tutti gli Stati Uniti con il soprannome di Ponytail, grazie alle street fights clandestine di Miami organizzate da Kimbo Slice, trasmesse su Youtube. Mettendo KO tutti i suoi avversari, creò intorno a sé, un’aura da duro che ancora oggi lo circonda. Tutto questo dopo aver abbandonato definitivamente la scuola all’età di 15 anni, dedicando la sua vita allo street fighting e alle arti marziali. Dormire in macchina o in palestra non faceva alcuna differenza, ciò che contava era poter combattere il giorno successivo.
Jorge Masvidal, una lunga carriera
Masvidal ha davvero combattuto ovunque. In tante diverse organizzazioni di MMA, a tanti diversi livelli. A livello professionistico la sua carriera iniziò con la kickboxing, per poi passare alle MMA. Per queste ultime ed in particolare per l’UFC ebbe una vera e propria fascinazione era lì che voleva eccellere. Inoltre, nel suo pedigree può vantare anche un incontro ufficiale di boxe, anch’esso vittorioso.
Sì perché come il noto coach dell’American Top Team Mike Brown ha affermato in una intervista “Jorge ha il combattimento inscritto nel suo DNA“. Vuole vincere, vuole combattere e la sconfitta è semplicemente un passo verso una nuova vittoria. Come più volte affermato dallo stesso Masvidal, non riesce a non combattere, l’adrenalina dell’ottagono lo rende dipendente e lo fa continuare fino alla fine anche nelle condizioni più sfavorevoli.
Per la sua carriera professionale si è rivelato fondamentale l’incontro a 18 anni con il trainer Paulino Hernandez, il quale è stato il primo a credere nelle potenzialità di Masvidal. Hernandez pretese che Jorge smettesse di combattere per strada. Per dedicarsi a pieno alle MMA, promettendogli che se lo avesse fatto, non lo avrebbe mai abbandonato. Oggi Paulino continua ad essere il trainer più influente del nel team di Masvidal, nonché straordinario amico con il quale condivide la casa di Miami.
I suoi esordi
Jorge Masvidal ha combattuto in America Latina, in Giappone e un po’ ovunque negli Stati Uniti, prima di arrivare in UFC. La sua carriera inizia ufficialmente nel 2003, combatte per Absolute Fighting Championship, Bodog, Strikeforce, Sengoku, Bellator. Masvidal è uno dei pochi fighter ad essersi battuto in carriera negli ottagoni di Strikeforce, Bellator e UFC.
Molti combattimenti senza mai una pausa, senza affrontare però grandissimi nomi. Incrociano il suo cammino Joe Lauzon, Raphael Assuncao e Gilbert Melendes. Contro quest’ultimo per il titolo dei pesi leggeri dell’organizzazione Strikeforce. In quell’incontro verrà sconfitto via decisione unanime.
Prima di accasarsi nell’UFC, il suo record raccontava di 23 vittorie e 7 sconfitte. Non un record eccezionale. Ma saranno questi tipi di numeri che descriveranno la sua carriera, almeno fino al 2019. Un combattente selvaggio, ottimo in tutte le fasi del combattimento, ma senza un vero e proprio istinto da killer, senza assi nella manica.
Il profilo di Jorge Masvidal Età: 36 Altezza: 180 cm Peso: 77 Kg Nazionalità: Statunitense Soprannomi: Ponytail, Gamebred, Street Jesus Classe: Pesi Leggeri e Welter Record MMA: 35 Vittorie 18 KO/TKO (46%) 2 Sottomissioni (6%) 17 Vittorie via decisione (49%) 15 Sconfitte 2 KO/TKO (13%) 2 Sottomissioni (13%) 11 Sconfitte via decisione (74%)
L’approdo in UFC
Quando la UFC acquista Strikeforce e di conseguenza anche tutti i suoi fighter sotto contratto, Jorge è uno di essi. Dal 2013 inizia la carriera in UFC di Masvidal. Una carriera che non lo vede mai in grado di vincere più di tre incontri di fila. Tutti gli incontri in cui è stato sconfitto si sono risolti sempre via decisione, spesso non unanime. Sempre contro gli avversari più prestigiosi. Nomi come Al Iaquinta, Benson Henderson, Demian Maia e Stephen Thompson.
Si guadagna il rispetto di tanti altri colleghi. Uno tosto che non va giù facilmente, estremamente aggressivo, capace di portare un grosso volume di colpi. Prima del 2019, tra le sue vittorie si contano solo due nomi altisonanti, James Krause e Donald Cerrone. Manca qualcosa. Un’equilibrio e una disciplina che forse non ha al di fuori della palestra, al di fuori dell’ottagono, ma soprattutto una pausa. Dal 2003 Jorge combatte almeno tre incontri all’anno.
Il 2019 è l’anno della resurrezione
Dopo la cocente sconfitta contro Stephen Thompson nel 2017, Jorge si ferma. Non trova avversari che considera al suo livello e il suo record non gli garantisce alcun potere contrattuale. Così nel 2018 decide di partecipare ad un reality show chiamato Exatlon Estados Unidos. Un reality dove atleti provenienti da diversi sport si sfidano in percorsi atletici estremi su un’isola remota.
Un’esperienza tanto assurda quanto catartica, durata ben 13 settimane, che farà ritrovare quel focus perduto allo street fighter di Miami.
UFC London dal KO di Darren Till al Three Piece and a Soda
Il suo 2019 inizia con il botto. Affronta Darren Till, idolo delle MMA inglesi, a Londra. Un incontro che sembrava essere messo in piedi per garantire al leone inglese una facile rinascita dopo la sconfitta subita contro Tyron Woodley, per il titolo dei pesi welter. Jorge Masvidal zittisce tutti i Londinesi. Mette KO Till nel secondo round contro ogni pronostico, con una combinazione pugilistica, tecnica e violenta.
Non basta a Jorge essersi preso completamente le luci della ribalta sul palco londinese. Nel backstage, durante un’intervista post match, passa dal confronto verbale ai fatti, contro un’altro idolo di casa Leon Edwards. Colpisce Edwards con tre rapidissimi pugni in sequenza. Masvidal nelle dichiarazioni successive afferma di aver servito a Leon, Three Piece and a Soda, uno dei menù selezionabili dalla catena di fast food KFC, per avergli mancato di rispetto.
Lo spettacolare KO di Ben Askren
Dopo Till il suo 2019 lo vede affrontare Ben Askren, un fighter americano proveniente da ONE la famosa organizzazione di MMA asiatica. Askren arriva da una controversa vittoria contro Robbie Lawler e la UFC investe molto su di lui. Così lo scontro con Masvidal sembra essere un buon match-up per promuovere Ben nei piani alti della categoria welter.
Prima di arrivare all’incontro, tra i due vi è molta animosità. Il sarcasmo spesso ai limiti della stupidità e del non senso di Ben, non piace affatto a Jorge. Ciò che avverrà nell’ottagono, sarà il KO più spettacolare e rapido mai visto in UFC. Masvidal dopo pochi secondi attacca Askren con una ginocchiata volante che colpisce Ben alla tempia. Un gesto tecnico e atletico pazzesco che diventerà il momento più iconico dell’intero 2019 nelle MMA, se non addirittura di tutti gli sport americani.
Il titolo BMF
Il finale di questa resurrezione, così definita su Twitter con tanto di hashtag dallo stesso Masvidal, arriva a Novembre in New York nella Madison Square Garden arena, sfidato da Nate Diaz. Per questi due, da molti considerati per diversi ragioni dei veri e propri gangster dell’ottagono, è stato creato un titolo speciale, il BMF title. Ovvero una cintura per il Baddest Mother Fucker, tradotto senza volgarità per il combattente fottutamente più duro.
Il main event dell’evento numerato UFC 244 è un incontro cruento, dove la violenta veemenza di Jorge Masvidal ha la meglio sulla tenacia Nate Diaz. Un incontro fermato dal medico per una lacerazione al sopracciglio di Diaz. Un TKO che consegna a Jorge il titolo di BMF e sostanzialmente un posto nell’olimpo dell’UFC, in attesa di una sfida per la cintura dei pesi welter contro un altro arcinemico di Jorge, come Kamaru Usman.
La chance per il titolo welter…
Dopo il titolo BMF, il naturale passo successivo sembrava la sfida al campione dei pesi welter Kamaru Usman, con il quale non correva buon sangue. Ma la contrattazione fra le parti e la UFC non è stata semplice e quando l’incontro sembrava pronto ad essere ufficializzato, per qualche motivo saltava.
Così la UFC nel Luglio 2020 programma i suoi eventi nonostante la pandemia nella Fight Island di Abu Dhabi. Nell’evento UFC 251 Kamaru Usman sembrava destinato ad affrontare il brasiliano Gilbert Burns. Ma a meno di 10 giorni dall’evento, Gilbert risulta positivo al COVID-19 mettendo in bilico il main event della card. Jorge Masvidal si fa avanti, ottiene le condizioni economiche desiderate e prende il posto di Burns per il titolo dei pesi welter.
L’evento UFC 251 diventa così uno degli eventi più attesi mai organizzati dalla UFC. Masvidal non riesce a portare a casa la cintura, dominato per quattro round su cinque dalla forza e dall’atletismo di Usman, il quale soffoca a muro ogni velleità di Gamebred. Per Jorge non ci sono scuse, nonostante i voli intercontinentali non pianificati, un importante taglio del peso e l’assenza del suo coach ad Abu Dhabi, anche lui risultato positivo al virus. Usman come affermato dallo stesso Masvidal, è stato l’uomo migliore nella gabbia.
Kamaru Usman chiude definitivamente la loro rivalità…
Ad un anno dal loro primo incontro, Kamaru Usman, dopo aver sconfitto l’altro contendente al titolo Gilbert Burns, ha voluto combattere ancora una volta con Masvidal per una resa dei conti definitiva. A UFC 261 Gamebred nonostante un buon primo round dove sembrava esserci una vera competizione, nel secondo, è stato messo KO brutalmente da una devastante combinazione di Kamaru Usman. Per Masvidal probabilmente si chiude così la sua corsa all’oro, ma nonostante la pesante sconfitta il suo nome è sempre più popolare e probabilmente la sua prossima fight avrà ancora una portata e un attenzione mediatica eccezionale.
Jorge Masvidal, un combattente aggressivo e dinamico
Il fighter di Miami è passato da essere un veterano, uno di quei combattenti che devi affrontare se vuoi crescere in UFC, ad una autentica star. Un percorso lungo e travagliato che ha messo in luce tutte le sue lacune come tutte le sue abilità tecniche.
I punti deboli
L’aggressività e quel suo tipico atteggiamento kill or be killed, mutuato dalle sue esperienze di vita, si è spesso rivelato controproducente. Masvidal nella sua carriera, non considerando il 2019, ha mancato spesso di tatticismo e strategia, finendo per perdere molti incontri ai punti. La sconfitta contro Stephen Thompson, l’ultima prima della resurrezione, può esserne un buon esempio al meglio dei tre round.
Thompson ha dominato Masvidal da ogni punto di vista. L’atleta di origine cubane si è dimostrato senza idee e capace solo di una aggressività fine a se stessa. Inoltre, il suo gioco a terra è sempre difensivo, poche volte prova a sottomettere il suo avversario. Ama il wrestling, ma non vede la sottomissione come possibile arma una volta portato a terra il suo rivale.
I punti di forza
La rapidità delle sue combinazioni pugilistiche è da manuale. Le sue mani sono molto veloci e trova facilmente gli adattamenti necessari per portare un gran volume di colpi e danni all’avversario. Come dimostrato sia contro Donald Cerrone che Darren Till, la sua è una ricerca continua dei migliori angoli per certi tipi di combinazioni che di volta in volta ripete durante gli incontri, fino a che non centra il bersaglio.
Un’altro punto di forza sono le sue innate capacità difensive. E’ stato messo KO solo una volta in carriera e in quell’occasione è comunque sembrata una decisione affrettata da parte dell’arbitro. Quando entra in modalità sopravvivenza riesce sempre a cavarsela. Uscendo da situazioni complicate, con un mento che gli permette di incassare colpi pesanti, per poi giocare di rimessa.
Inoltre Jorge Masvidal viene descritto all’interno dell’American Top Team come un professionista molto serio. Capace di allenarsi di più rispetto agli altri fighters, sviluppando così una resistenza fisica fuori dal comune. La sua irreprensibile etica del lavoro nasce, come spesso dichiarato dallo stesso Jorge, dall’esempio materno. Una madre che per più di vent’anni ha lavorato giorno e notte, per mantenere la famiglia.