Ariel lo fa sembrare facile, ma Susan Greenwood, giovane blogger inglese, può confermarci il contrario: diventare sirenetta è il nuovo sport estremo, e per qualcuno una vera e propria professione. Le donne Ariel oggi lavorano negli acquari di tutto il mondo, soprattutto negli hotel di lusso, per intrattenere gli ospiti in spettacolari esibizioni. Susan ci racconta la sua esperienza.
“Mi ero già creata un’idea di come sarebbe stata la mia prima lezione di mermading” scherza Susan “non avrei dovuto far altro che indossare una coda, trovare un granchio domestico, sedermi su uno scoglio in una posa sexy e salutare per sempre il femminismo!
La sera prima del corso ho incontrato Ian Donald, l’istruttore di mermaiding, che è stato molto rassicurante, garantendomi che cerca sempre di non far morire le sue allieve! Nella mia testa è scattato il primo campanello d’allarme quando ho saputo che questa disciplina, in realtà, non è altro che un incrocio tra apnea e nuoto sincronizzato, ma coi piedi legati insieme.
L’immersione libera, in cui Ian è un grande maestro, consiste nel trattenere un unico grande respiro e spingersi in profondità. Il record mondiale ad oggi è pari a 253 metri. Un allenamento inadeguato e una mancata conoscenza dei propri limiti fisici, possono portare all’incoscienza e alla morte. A proposito di questo, nelle prime lezioni vengono insegnate le tecniche di respirazione con esercizi specifici, quali nuotare attraverso i cerchi e raccogliere conchiglie sul fondale. E’ più difficile di quanto non sembri.
Voglio dissuadere le persone dall’idea che il free diving sia soltanto un’attività estrema e pericolosa e mostrare che può essere divertente. Le immersioni libere non devono spaventare e, se praticarle nelle vesti di una sirena può attirare più persone allo sport, allora ben venga!
La maggior parte delle clienti di Ian sono professioniste tra i 30 e i 40 anni, amanti delle sfide e pronte a superare i propri limiti fisici. La mia collega sirenetta, Polly, era semplicemente curiosa di vedere quanto sarebbe stata invidiosa sua figlia, dopo aver visto le foto.
Il primo giorno di corso, una suggestiva mattinata di nebbia, ci siamo radunati sulla scogliera al di sopra della spiaggia di Porth, per fare i conti con le tecniche base del respiro. Se Ian e i suoi colleghi istruttori, Lissie e Rich, avevano programmato la location per farci entrare nel mood, aveva funzionato alla grande!
La teoria è diventata pratica quando ci siamo diretti verso la piscina calda dell’hotel Glendrogal, la struttura che appunto ospitava il corso. La chiave per resistere a lungo sott’acqua consiste in primis nell’abbandonare la paura per mantenere bassa la frequenza cardiaca ed evitare di respirare con affanno. Se quando ci immergiamo siamo tranquilli, riusciamo a resistere all’impulso di riemergere in superficie. Questa resistenza ci farà guadagnare punti, in quanto la milza rilascerà maggior numero di globuli rossi, il diaframma smetterà di oscillare e, di conseguenza, il nostro organismo riceverà più ossigeno.
Ma è possibile superare gli istinti naturali? Per questo è consigliato lavorare sulle tecniche di meditazione. Per quanto mi riguarda ho tentato più volte e difficilmente sono riuscita a resistere ai miei istinti. Il mio tempo massimo è stato 2 minuti e 20 di trascendenza: una breve sospensione tra realtà e fantasia!”