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Vettel squalificato: Aston Martin chiede il ricorso

Nella giornata di ieri, domenica 1 agosto, si è corsa l’undicesima gara del mondiale di Formula Uno. Durante il Gran Premio d’Ungheria è capitato di tutto: l’incidente a catena nella prima curva, la partenza in solitaria di Lewis Hamilton, il primo posto di Ocon. C’è anche e soprattutto il caso Aston Martin che è sotto i riflettori. Sebastian Vettel squalificato dalla FIA. Cos’è accaduto?


Gp Ungheria: Bottas sconterà la penalità in Belgio


Perchè Vettel squalificato dal Gran Premio?

La prima parte della stagione 2021 di Formula Uno, prima delle vacanze estive, si è conclusa in bellezza. Il Gran Premio d’Ungheria va a Estaban Ocon dell’Alpine che ha guidato la classifica dall’inizio (dopo la partenza solitaria di Hamilton), alla fine. Secondo Sebastian Vettel e terzo Lewis Hamilton. Al termine del GP, la FIA ha effettuato i controlli ordinari e dal serbatoio della monoposto di Vettel è riuscita ad estrarre solo 0,3 litri mentre secondo regolamento dovrebbe essere prelevato almeno 1 litro. Questo è il motivo per cui la Federazione ha deciso di squalificare il pilota dell’Aston Martin, cambiando quindi la classifica. Secondo posto per Hamilton e terzo per Sainz che in circostanze normali sarebbe arrivato quarto. L’Aston Martin però non è d’accordo perchè dichiara di aver controllato tutti i parametri e di essersi assicurata che fosse tutto a posto. Ci potrebbe essere stata una perdita di carburante e sarebbe il motivo per cui al giro d’onore, Vettel ha raggiunto i colleghi a piedi. Cosa farà la scuderia?

Aston Martin vuole presentare il ricorso

Aston Martin proprio non ci sta a perdere punti e soprattutto a fare una figuraccia del genere. Il piano della scuderia è quello di presentare ricorso alla FIA. Per questo motivo la monoposto di Vettel è ancora ferma a Budapest dove verrà controllata ed esaminata. Il Team Principal, Otmar Szafnauer, ha detto: “Confermiamo l’intenzione di presentare appello contro la decisione dei commissari. Abbiamo 96 ore a disposizione per valutare la situazione e le nostre intenzioni sono quelle di poter recuperare il carburante che secondo i nostri calcoli dovrebbe essere ancora nel serbatoio. Non abbiamo ancora smontato le pompe di pescaggio del carburante, ma abbiamo avuto modo di constatare che non funzionavano. I dati che abbiamo a disposizione vengono forniti dal sensore sul flussometro richiesto dalla FIA, che misura la quantità di carburante utilizzata. Abbiamo sottratto la benzina utilizzata in gara a quella versata nel serbatoio prima del via ed il risultato è che dovrebbero ancora esserci nella monoposto 1, 74 litri. Sono dati facilmente disponibili perché forniti da dispositivi su cui opera la Federazione Internazionale, ma ovviamente il tutto andrà verificato”. Quale sarà l’epilogo?

Finale 5000m femminile – Nadia Battocletti arriva settima e migliora il suo tempo

Nella gara finale dei 5000 metri femminili, Nadia Battocletti è arrivata settima, migliorando ancora il suo tempo in questa prova. Dopo aver chiuso la batteria di qualificazione con un 14:55.83, l’azzurra ha fissato il cronometro sul 14:46.29. L’atleta dei Paesi Bassi, Sifan Hassan, ha vinto la gara con il tempo di 14:36.79, grazie a un’accelerazione decisiva nell’ultimo giro. Alle sue spalle, la kenyota Hellen Obiri e l’etiope Gudaf Tsegay sono state rispettivamente medaglia d’argento e di bronzo.

Nadia Battocletti arriva settima; cosa ha detto al termine della gara?

Sono molto felice perché fino a questa mattina non mi sentivo molto bene a livello muscolare. Mi sono preparata molto duramente. Ringrazio tutti quelli che mi stanno guardando e tutto lo staff che si occupa di me. Il mio prossimo obiettivo è il campionato europeo di cross. Ad agosto farò alcune gare, poi staccherò un po’ e al rientro inizierò a prepararmi per il cross. Le gare di ieri hanno caricato tutta la squadra. Siamo molto legati nonostante facciamo tutti discipline differenti e Gianmarco (Tamberi), che è il nostro capitano, riesce a caricarci tantissimo“.

A proposito dei Giochi Olimpici di Tokyo:

Finale 100 maschile – Marcell Jacobs è campione olimpico;

Finale salto in alto maschile – Tamberi è medaglia d’oro;

Nadia Battocletti centra la finale dei 5000 metri.

Finale del lancio del disco femminile – Daisy Osakue termina al 12° posto

La lanciatrice del disco azzurra, Daisy Osakue, non è riuscita a ripetere l’incredibile prestazione della gara di qualificazione e termina la finale al 12° posto. Le condizioni climatiche non sono state le più favorevoli e la gara è anche stata temporaneamente sospesa a causa della pioggia battente. Al rientro sulla pedana, Daisy Osakue ha lanciato due nulli, non riuscendo a migliorare il suo primo lancio da 59,97.

Daisy Osakue chiude al 12° posto; cosa ha detto dopo la finale?

Al termine della sua prova, chiusasi con il 12° posto in finale, Daisy Osakue ha detto:

Sono un po’ triste per com’è andata. Avevo tante speranze almeno per quanto riguardava l’ingresso nella finale a otto e per dare ancora una volta il massimo. Sta volta non è andata bene, ma mi hanno detto che dovrei essere felice, perché sembrava non potessi essere qui dopo l’ernia che ho avuto a marzo. Mi serviranno un po’ di giorni per capire cosa è successo e capire quali sono i miei punti forti. Non vedo l’ora che arrivino le prossime gare per togliermi questa amarezza“.

A proposito dei Giochi Olimpici di Tokyo:

Finale 100 maschile – Marcell Jacobs è campione olimpico;

Finale salto in alto maschile – Tamberi è medaglia d’oro;

Daisy Osakue eguaglia il record italiano, fanno bene anche le ostacoliste.

CIV: la notte magica di Misano

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L’ultimo weekend dell’estate 2021 senza la MotoGP ha visto come protagonista il CIV, che ha illuminato (letteralmente) la notte di Misano. Il sabato la serie tricolore ha fatto esordire la Racing Night, inedito format ideato dalla Federmoto che prevede la disputa di una delle due manche in notturna. Il risultato è un successo, grazie anche alla concomitanza con l’evento del Pink Week, che ha attratto molta gente, ed al ritorno del pubblico sugli spalti, dopo più di un anno di assenza.

CIV Misano: una lezione anche per il mondiale?

Sul Misano World Circuit il CIV ha messo in scena il weekend più atteso della stagione. Ad inizio anno, la FMI aveva tirato fuori una vecchia idea già adottata negli anni 90, ossia correre una delle tappe del campionato in notturna. Covid a parte, il campionato italiano sta vivendo un momento difficile, con una classe superbike decisamente povera di partecipanti (a Misano c’erano solo 14 moto in pista). Con questa soluzione si spera di attirare pubblico e piloti, attraverso il sempreverde fascino delle corse sotto le luci artificiali. Il responso finale ha dato esiti positivi: i piloti hanno apprezzato il format, a seguito di una gara combattuta ed incerta fino all’ultimo. E chissà che il CIV, nel suo piccolo, non abbia dato una lezione al mondiale, da anni alla ricerca della ricetta per la felicità. Occorre aggiungere che lo spettacolo di Misano è anche dovuto alle scelte regolamentari, che si stanno rivelando azzeccate. L’introduzione della centralina unica Motec, ad esempio, ha livellato di molto le prestazioni delle moto, a tutto vantaggio dello show in pista.

La cronaca della Racing Night

Il sabato sera del CIV è illuminato da due grandi attori, Alessandro Delbianco e Michele Pirro. Il numero 52 è quello che danza per primo, conducendo 13 dei 15 giri in programma con un passo sul 36 costante. Cruciale in questo senso la scelta delle gomme Pirelli, con il riminese che opta per la morbidissima SCX al posteriore. Pirro, invece, corre con la SC0, più dura, ma tiene il passo di Delbianco. All’improvviso, Delbianco comincia a soffrire con la gomma dietro, e per due volte oltrepassa i track limits. Il risultato è una penalità di dieci secondi, che di fatto gli costano la vittoria. Pirro sorpassa comunque il rivale al giro 14, tagliando il traguardo davanti a tutti. La penalità costa al pilota Honda anche il secondo posto, finito nelle mani di Lorenzo Zanetti. Bella la volata tra Luca Vitali e Flavio Ferroni, con il primo a svettare sul secondo per 68 millesimi. Lorenzo Gabellini, Alessandro Andreozzi, Alex Bernardi, Gabriele Ruiu e Agostino Alex Sgroi chiudono la top ten. Non arrivano al traguardo Riccardo Russo e Ayrton Badovini, entrambi scivolati nelle fasi iniziali.


Elf CIV 2020, il racconto della stagione


Angelina Melnikova vince il bronzo olimpico nel corpo libero femminile

L’atleta russa di ginnastica artistica del Comitato Olimpico Russo Angelina Melnikova ha vinto il bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nell’evento di corpo libero femminile. Con lei condivide il terzo gradino del podio la giapponese Mai Murakami. Si aggiudica l’argento l’italiana Vanessa Ferrari, mentre l’oro la statunitense Jade Carey.

Che cosa ha vinto la ginnasta russa Angelina Melnikova?

La ginnasta russa Angelina Melnikova ha vinto il bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nell’ambito degli esercizi a corpo libero femminile. I giudici hanno premiato la performance di Melnikova, campionessa di ginnastica artistica del Comitato Olimpico Russo, con una valutazione di 14.166 punti. A condividere il bronzo con lei è l’atleta giapponese Mai Murakami, che ha ricevuto lo stesso punteggio. Si tratta della terza medaglia che Angelina Melnikova ottiene nel corso di queste Olimpiadi estive. L’atleta russa ha infatti già vinto un oro nell’evento a squadre all-around femminile e un altro bronzo nell’ambito della competizione individuale all-around femminile. Non si tratta della prima volta che Melnikova, 21 anni, ottiene un riconoscimento olimpico. La ginnasta si è infatti aggiudicata una medaglia d’argento a Rio de Janeiro nel 2016 nella competizione a squadre all-around femminile. Vanta inoltre due medaglie d’argento e due di bronzo nei campionati del mondo di diverse importanti competizioni.

Gli altri risultati dell’evento

Come si è detto, il bronzo è stato dato a ben due atlete, che condividono quindi il terzo gradino del podio: Angelina Melnikova e Mai Murakami, con 14.166 punti. Ad aggiudicarsi l’argento è invece l’italiana Vanessa Ferrari, con un punteggio pari a 14.200 punti. A vincere l’oro è invece la ginnasta statunitense Jade Carey, con ben 14.366 punti.

La squadra russa partecipa come Team ROC

Attualmente, la squadra nazionale russa partecipante alle Olimpiadi di Tokyo ha vinto 12 medaglie d’oro, 21 d’argento e 16 di bronzo. La squadra della Russia partecipa come Team ROC (Comitato Olimpico Russo) per via delle sanzioni valide a livello internazionale contro gli sport russi a causa di diversi episodi di doping. Il Team si piazza a oggi al quinto posto nel punteggio totale di medaglie ricevute. In totale, il ROC conta 335 atleti selezionati per rappresentare la Russia a Tokyo 2020. La delegazione russa comprende nello specifico 185 atlete e 150 atleti. A causa delle suddette sanzioni, Melnikova e tutti gli altri atleti non gareggiano sotto la bandiera nazionale russa, bensì sotto il logo del Comitato Olimpico Russo, e non è possibile suonare l’inno nazionale in caso di vittoria di un oro.


Leggi anche: Semifinale 200m femminile – Nulla da fare per Kaddari e Hooper

Gp Ungheria: Bottas sconterà la penalità in Belgio

A seguito di quanto accaduto nel Gp d’Ungheria, Valtteri Bottas sconterà la penalità nel gran premio del Belgio. Il finlandese ha infatti provocato l’incidente che ha interrotto momentaneamente la gara.

Gp Ungheria, Bottas: “Tutti commettono errori”

Gp Ungheria: in cosa consiste la penalità di Bottas?

I commissari di gara hanno comunicato la loro decisione in merito all’incidente provocato da Valtteri Bottas. Il pilota finlandese della Mercedes, in occasione della prima curva, ha mancato il punto di frenata, tamponando Lando Norris e scatenando una reazione a catena sugli altri piloti. L’impatto delle vetture ha provocato l’introduzione della bandiera rossa ed il ritiro di Norris, Perez e dello stesso Bottas. Gli steward hanno comunicato che il pilota con il numero 77 dovrà scontare 5 posizioni sulla griglia di partenza nel gran premio del Belgio. Inoltre, a Bottas saranno sottratti due punti sulla superlicenza FIA portando i punti di penalità a 4: “I commissari hanno preso in considerazione le condizioni della pista, tuttavia il pilota della vettura 77 era pienamente responsabile della collisione” si legge nel comunicato. Stessa sorte è toccata a Lance Stroll, autore anche lui di una manovra azzardata nel tentativo di sorpassare le vetture sfruttando l’interno della curva. Il canadese ha colpito la monoposto di Leclerc, costringendo il monegasco al ritiro.

Sito ufficiale F1.com

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Parte la Ligue 1: Psg senza rivali?

Parte la Ligue 1: venerdì 6 agosto, con il match Monaco-Nantes, scatta il campionato francese, il primo dei cinque grandi tornei d’Europa. Domenica 1 agosto la stagione del calcio francese è già incominciata con la sorprendente vittoria nel Trophee des Champions del Lille sul Psg (1-0, rete di Xeka 45′ p.t.). I campioni in carica del Lille hanno beffato ancora una volta lo squadrone di Pochettino, che seppur privo dei vari Neymar, Mbappé, Verratti, Di Maria, Donnarumma, Sergio Ramos, aveva in campo elementi del calibro di Icardi, Draxler, Hakimi, Kimpembe, Keylor Navas. Ma in questo weekend parte la Ligue 1 e il Psg è costretto a riportare in riva a La Senna il titolo francese. Qualsiasi altra cosa accadrà, non potrà che rappresentare una grandissima delusione per la squadra di Pochettino.

Parte la Ligue 1: il Lille è la squadra campione in carica

Dopo il miracolo compiuto la scorsa stagione, il Lille ha cambiato padrone e i principali artefici della grande impresa dei dogues (l’allenatore Christophe Galtier e il direttore sportivo, Luis Campos), hanno lasciato il club dell’Alta Francia. Inoltre, l’estremo difensore Maignan e il mediano Soumaré si sono accasati al Milan e al Leicester. Al momento il neopresidente, Olivier Létang, oltre al turco Burak Ylmaz, è riuscito a trattenere i giovani Botman, Yazici, Ikone, David, Bamba e il portoghese Renato Sanchez, ma non è detto che da qui a fine mercato tutti riusciranno a rimanere a Lille. Per la squadra di proprietà del fondo JP Morgan, sarà molto difficile ripercorrere i fasti della scorsa stagione, anche se un trofeo è già stato messo in bacheca.

Parte la Ligue 1: il Psg è strafavorito

Ovviamente la squadra di Al Khelaifi è la grande favorita per vincere la Ligue 1. Ma, non solo, il Psg è anche una delle grandi favorite per conquistare il massimo trofeo continentale, quello della Champions League. Lo scorso hanno il Psg ha fallito sia in campionato che in Champions League (eliminato in semifinale dal Manchester City), conquistando solamente due coppe di consolazione: la coppa di Francia e la coppa di Lega francese. Quest’anno, alla corte di Al Khelaifi, per tentare di conquistare tutto, sono arrivati giocatori del calibro di Donnarumma, Sergio Ramos, Wijnaldum, Hakimi, che aggiunti ai vari Neymar, Mbappé, Di Maria, Icardi, Verratti, fanno del Psg un autentico squadrone. Se mai la squadra di Pochettino non dovesse vincere il campionato o non alzare la coppa dalle grandi orecchie, si potrebbe parlare solo di stagione fallimentare. Per il Psg vincere solamente la Ligue 1, non sarebbe una stagione da incorniciare. Pochettino è avvisato.

Parte la Ligue 1: cercasi rivali del Psg

Secondo i bookmakers chi potrebbe minimamente tenere a testa al club di Al Khelaifi è il Lione. Nella città sul Rodano, salutato Rudy Garcia, è arrivato l’ambizioso olandese, Peter Bosz, che dopo i due mezzi fallimenti in Germania con il Bayer Leverkusen e il Dortmund, si augura di ritornare quel tecnico con molto appeal che allenava in Olanda (Heracles e Vitesse, sono i posti in cui Bosz è riuscito meglio ad esprimere il proprio gioco). Ad oggi il gioiello del club, Houssem Aouar, è ancora in forze al Lione, ma se arriverà un’offerta interessante è molto probabile che il giocatore di origine maghrebine lasci la Francia, così come ha fatto il suo compagno di squadra Depay, che è finito al Barça. Ma dall’Atletico Madrid, per il Lione, è ritornato in prestito Moussa Dembélé, che tanto aveva fatto bene qui nelle stagioni 2018/19 e 2019/20. Dal Fulham e dal Nizza sono poi rientrati i prestiti di Andersen e Reine-Adelaide. Inoltre dal Rennes e dal Vasco da Gama sono arrivati a parametro zero due esperti difensori: Da Silva ed Henrique. Anche Paquetà rimarrà. Il Lione non è super squadra, ma ha tutte le carte in regola per disputare una buona stagione.

Monaco e Marsiglia possibili outsider

Due altre squadre che potenzialmente sono in grado di ambire a un posto per la prossima Champions League, sono il Monaco e il Marsiglia. Il club del Principato di Monaco potrebbe bissare il successo dello scorso anno (arrivato terzo nella Ligue 1), mentre i Les Phocéens devono assolutamente riscattare il quinto posto della scorsa stagione, a ben 18 punti dai Les Rouge et Blanc e 23 dai campioni del Lille. Sulla panchina dell’OM è arrivato un mostro sacro del calcio sudamericano, Jorge Sampaoli, ex c.t. del Cile campione di Sudamerica e selezionatore della nazionale albiceleste ai Mondiali di Russia 2018. I tifosi marsigliesi si augurano che l’argentino possa riportare in città l’entusiasmo che aveva suscitato il suo connazionale Marcelo Bielsa, nella stagione 2014/15.

Il mercato di Marsiglia e Monaco

Per Sampaoli sono arrivati già un po’ di rinforzi: il portiere Pau Lopez dalla Roma. I difensori Balerdi dal Dortmund, Luan Peres dal Santos e Saliba dall’Arsenal. I centrocampisti Guendouzi dall’Arsenal, Gerson dal Flamengo e Under e De La Fuente da Roma e Barcellona. Mentre in attacco si spera nel pieno recupero di Arkadiusz Milik e nel rilancio dell’argentino Dario Benedetto, ex Boca Juniors. La maggior parte degli arrivi dell’OM sono prestiti, ma la squadra sembra essersi notevolmente rinforzata rispetto la scorsa stagione. Se poi il trentaquattrenne Payet riuscisse ad avere qualche sprazzo dei tempi passati, per Sampaoli potrebbe essere un’occasione di rilancio, dopo le delusioni patite al Mondiale sovietico. Il Monaco di Niko Kovac invece punta di ripetere la stagione passata. Per l’attacco, la società monegasca, sta cercando di chiudere l’accordo con l’Az Alkmaar per l’arrivo del promettente Myron Boadu, classe 2001. Il giocatore olandese, assieme alle altre due punte, Ben Yadder e Volland, andrebbe a comporre un bel tridente d’attacco.

Galtier ci riprova con il Nizza

Al Nizza c’è grande curiosità per vedere cosa riuscirà a fare il tecnico campione di Francia, Christophe Galtier. Da Barcellona, Lione, Southampton e Psv Eindhoven, sono arrivati il centrale difensivo Todibo, il terzino Bard e i mediani Lemina e Pablo Rosario. Poi da Roma è arrivato il prestito di Justin Kluvert e sempre dagli olandesi del Psv, l’ala destra Calvin Stengs (acquisto per 14 milioni di euro). Dal momento che il danese Dolberg non sembra essere sul mercato, pare che in Costa Azzurra vogliano fare le cose in grande. Altre squadre che potrebbero fare bene nella prossima Ligue 1 sono il Lens, il Montpellier e il Rennes. Sulla carta poi non dovrebbero avere preoccupazioni a salvarsi il Saint Etienne, il Nantes, il Metz e il miracolato Bordeaux del neo tecnico svizzero, Vladimir Petkovic. Mentre Clermont Foot, Reims, Lorient, Strasbugo, Angers, Troyes e Brest, dovranno sudare le fatidiche sette camicie per salvaguardare il loro posto nella massima divisione francese.

Alvaro Bautista sfiducia la Honda “con lei niente podio”

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Alvaro Bautista ha perso la fiducia nei confronti della Honda? Sembrerebbe di si, almeno leggendo le sue parole riportate dal sito austriaco Speedweek. Il pilota di Talavera ha ammesso che con la Fireblade è impossibile pensare al podio, a dispetto dei grandi sforzi che HRC sta facendo per migliorarla. Se non è una bocciatura, poco ci manca, specie se si considera che arriva dal suo pilota di punta. Una stroncatura che potrebbe riflettere qualcosa anche a livello di mercato.

Alvaro Bautista non crede più nella Honda?

Dopo il ritorno in veste ufficiale nel 2020, la Honda non ha ancora vinto una gara. Solo alcuni piazzamenti sul podio, tipo a Teruel lo scorso anno, ma non più di questo. E la stagione attuale non sembra promettere tanto meglio, anzi. “In questo momento per tornare sul podio dovrebbero incastrarsi parecchi fattori e non credo che succederà”, ha detto Alvaro a Speedweek. “Quest’anno il campionato è molto competitivo, ci sono più moto e piloti veloci rispetto al 2020, per cui se uno sbaglia, un altro prende il posto. E per noi puntare al podio diventa assai improbabile“. Bautista ammette che la Honda non è abbastanza competitiva per puntare al podio, e se la prende anche con il regolamento. “Il regolamento Superbike non ci permette di fare i progressi sostanziali di cui avremmo bisogno. Quando facciamo qualcosa per provare ad andare avanti, spesso facciamo due passi indietro“.

Ritorno di fiamma?

Le dichiarazioni di Bautista lasciano qualche perplessità. Non vogliamo dire che si sta lamentando a vuoto, ma fa specie che il pilota di punta di un costruttore getti la spugna così facilmente. I casi sono due: o Alvaro è entrato in una spirale negativa sua personale, o sta perdendo fiducia nella sua squadra. E a questo punto, nulla vieta di pensare che il ragazzo di Talavera possa guardarsi attorno. Magari a quella Ducati che ha lasciato a fine 2019, e con la quale ha vinto 16 gare quasi in un colpo solo. A Borgo Panigale stanno vivendo un momento simile, con un Scott Redding sempre più scontento ed un Michael Ruben Rinaldi che non è costante. Gira qualche voce di un possibile interessamento di Gigi Dall’Igna a riportare il figliol prodigo nella sua vecchia casa, anche se lo stesso pilota le ha in parte smentite in un’intervista a GPOne. Ma quella intervista risale ad una settimana prima di questa storia, ed in sette giorni possono cambiare molte cose…


SBK: la Ducati Panigale è in crisi. Colpa delle gomme?


Immagine in evidenza di Honda Racing Corporation, per gentile concessione

Semifinale 200m femminile – Nulla da fare per Kaddari e Hooper

Dopo aver entusiasmato nelle batterie di qualificazione della mattina di Tokyo, Dalia Kaddari e Gloria Hooper non riescono a centrare l’accesso alla finale. Le due velociste azzurre hanno affrontato due batterie di semifinale non facili e non si contenderanno la medaglia nella finale di domani.

Come sono andate le prove di Dalia Kaddari e Gloria Hooper?

Nella batteria numero 2, Gloria Hooper ha chiuso i 200 metri con il tempo di 23.28. La gara è stata dominata dalla giamaicana Elaine Thompson-Herah, fresca di oro nei 100 metri, che è entrata in finale con il tempo di 21.66. Al secondo posto, è arrivata la velocista della Namibia Chirstine Mboma. Per quanto riguarda la batteria numero 3, che ha visto impegnata l’altra azzurra, Dalia Kaddari ha chiuso i 200 all’ottavo posto con un crono di 23.41. La vincitrice della prova è stata l’ivoriana Marie-Josée Ta Lou (22.11), mentre alle sue spalle è arrivata Shaunae Miller (23.41).

Il risultato della prima batteria

La giamaicana Shelly-Ann Fraser Pryce ha dominato la prima batteria di questa semifinale. La velocista giamaicana, dopo aver conquistato l’argento nei 100 metri, è tornata in pista per i 200 e ha staccato nettamente le sue avversarie, chiudendo la gara in 22.13. Alle sue spalle, si è qualificata direttamente anche la velocista della Namibia, Beatrice Masilingi, con un tempo di 22.40.

A proposito dei Giochi Olimpici di Tokyo:

Finale 100 maschile – Marcell Jacobs è campione olimpico;

Finale salto in alto maschile – Tamberi è medaglia d’oro.

24 ore di Spa: è trionfo per il Cavallino

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La Ferrari spezza il dominio tedesco alla 24 ore di Spa. Il team Iron Lynx, che da quest’anno rappresenta ufficialmente il Cavallino, sale sul gradino più alto del podio di una gara che solitamente è un fortino di Audi, BMW e Porsche. Alessandro Pier Guidi, Niklas Nielsen e Come Ledogar battono nell’ultima ora l’Audi WRT di Van Der Linde/Vanthoor/Weerts, in testa fino a 50 minuti dal termine. Un sorpasso di Pier Guidi sotto la pioggia si rivela decisivo. Il gradino più basso del podio va all’Aston Martin di Thiim/Sorensen/Gunn, vincitori della classe Pro-Am. La gara è segnata da un gravissimo incidente nelle fasi iniziali, dove sono coinvolti Davide Rigon ed il tester Williams Jack Aitken.


IGTC 2021: un calendario con sole tre gare


Cosa succede alla 24 ore di Spa?

L’incidente avviene dopo appena 20 minuti dal via. Aitken perde il controllo della sua Lamborghini Emil Frey al Radillon, sbattendo contro le barriere. La Huracan rimbalza verso la pista, venendo centrata dalla vettura gemella di Franck Perera, dalla Ferrari di Rigon e dalla Porsche di Kevin Estre. Il botto è tremendo, tanto che devono intervenire diverse ambulanze per assistere i piloti. La gara è in full course yellow. Perera ed Estre finiscono al centro medico del circuito, per poi uscirne subito dopo con zero ferite. Rigon ed Aitken vengono invece trasferiti all’ospedale di Liegi. Davide ha indosso un busto, ma solo per precauzione. Jack, invece, ha riportato la frattura di una vertebra e di una clavicola, e dovrà restare a riposo per molto più tempo. Considerando la violenza degli impatti, è andata fin troppo bene.

Il momento decisivo

Alle 17.47, la Safety Car rientra e riprende la gara. I protagonisti della giornata del sabato sono la Lamborghini di Mirko Bortolotti, l’ Audi WRT (partita dalla 55esima posizione!) e la Ferrari Iron Lynx, che approfittano delle occasioni giuste per salire la classifica. La 488 numero 51 colleziona il maggior numero dei giri in corsa, che corrispondono a punti preziosi per la Ferrari per l’Intercontinental GT Challenge (di cui Spa è la prima tappa stagionale). Non manca la pioggia, che fa capolino sul tracciato sotto forma di scrosci. Proprio la pioggia decide le sorti della gara, a meno di un’ora dalla conclusione. Il team WRT richiama Dries Vanthoor ai box per montare le gomme rain, in quanto si aspettano la pioggia da un momento all’altro. La strategia paga, perché sul circuito cala un acquazzone. La R8 LMS si ritrova in testa, ed ha ben 50 secondi di vantaggio sulla Ferrari di Pier Guidi, rimasto con le slick un giro di troppo. Le cose sembrano volgere a favore di Audi, quando una full course yellow azzera il suo vantaggio. Al restart, Alessandro si sbarazza subito di Aurelien Panis e di Sandy Mitchell, doppiati, per poi attaccare Vanthoor con una bellissima manovra al Balnchimont. Infine, accumula un vantaggio di quasi quattro secondi, sufficienti per ipotecare il successo.

La 24 ore di Spa degli altri

La battaglia tra Audi e Ferrari mette in secondo piano le altre case. Aston Martin conquista il podio con la Garage 59, che conta gli ufficiali Marco Sorensen e Nicki Thiim ed il super gentleman Ross Gunn. Il team vince facilmente la classe Pro Am, ma per l’assoluta lamentano un passo non all’altezza degli altri. Porsche, vincitrice lo scorso anno con Manthey, non fa meglio del quinto posto con Martin-Tandy- Laurens Vanthoor (quest’ultimo ha dato forfait dopo essere stato investito da un quad nel paddock rompendosi il setto nasale) con ben due giri di distacco. Mercedes brilla in qualifica con Raffaele Marciello, autore di una pole super, ma poi perde colpi in gara. “Lello” si ritira per un ammortizzatore KO, e le vetture gemelle di HRT e GetSpeed seguono lo stesso destino. Unica consolazione è la vittoria nella Silver Cup, ad opera del team Madpanda di Ezequiel Perez-Companc. Disfatta totale per BMW, che schiera qui due M6 del Walkenhorst Motorsport. Nessuna delle due vetture vede il traguardo, ritirandosi nella notte per guai alle sospensioni.


Classifica finale